ZINGONIA - Il portiere assoldato per parare... gli infortuni dei colleghi. Il suo ingaggio, annunciato a sorpresa - via sms - il giovedì prima dello scontro diretto in casa contro il Novara, ha sorpreso un po' tutti. Ciro Polito, alle spalle qualche abbondante assaggio di A in maglia Catania e scaricato recentemente dalla Salernitana, è arrivato sotto le Mura direttamente dal mare magnum degli svincolati. Dove l'occhio lungo degli operatori di mercato dell'Atalanta l'ha preso alla lenza senza perdere tempo. Per sopperire agli eventuali acciacchi di Andrea Consigli e Giorgio Frezzolini, visto che soprattutto il primo ha già denunciato qualche problemino in occasione del vittorioso infrasettimanale di Lecce, e anche per non costringere mister Stefano Colantuono ad aggregare alla bisogna il titolare della Primavera Renato Facheris rubandolo al collega Fabio Gallo.
L'opportunità di venire a Bergamo com'è nata?
"E' stato il direttore tecnico Marino a cercarmi. La sua intenzione era quella di rinfoltire la rosa alla voce portieri: mi conosceva già e da avversario, negli anni scorsi, mi ha sempre dedicato molti complimenti. E' nato tutto così".
Mollato dalla Salernitana, ripescato dall'Atalanta in A. Un bel salto.
"A Catania, nel 2007/2008, giocai 31 match in campionato. Dopo Baldini arrivò Zenga, con cui ho avuto qualche screzio. Non ho mai fatto caso alla categoria, quindi sono stato felice quando mi hanno rivoluto alla Salernitana, la squadra che mi aveva visto crescere. La stampa locale aveva gli occhi su di me e mi ha martellato, poi c'è stata la retrocessione e in Lega Pro non abbiamo trovato l'accordo. C'erano pochi soldi, sono rimasto fuori rosa sei mesi e poi il contratto è stato lasciato decadere. Anche perché la società nel frattempo è fallita".
Non è malaccio essere ripartiti dalla capolista virtuale della massima serie...
"Io ero già contento di essere rientrato nel giro e ho accettato l'offerta di Marino dicendogli che non avrei nemmeno trattato sul prezzo. Poi mi sono accorto che il mio ingresso in squadra è coinciso con il magic moment: meglio così".
In pochi se lo ricordano, ma in un Atalanta-Catania del 22 marzo 2008 parasti un rigore a Doni.
"All'andata a Catania ne aveva sbagliato uno, ma in quel caso io non ho avuto meriti (ride, NdR). Subito dopo avermi visto arrivare a Zingonia, Cristiano ha dato di gomito a Consigli ricordandogli chi fossi e cosa gli avessi fatto... Scherzi a parte, un momumento come lui qui gode di grandissimo rispetto e averlo fermato in qualche modo mi inorgoglisce".
La prospettiva di fare da "terzo" a Consigli e Frezzolini non rischia di relegarti in secondo piano rispetto ai protagonisti dell'attuale epopea?
"Faccio parte del progetto e sono con i ragazzi. Tenete conto che in estate mi sono tenuto in allenamento con il Milazzo, visto che ho mantenuto rapporti in Sicilia dai tempi del Catania. E adesso mi pare proprio di essere su un altro pianeta. Andrea e Giorgio sono grandi professionisti, e qui ho la possibilità di raddrizzare una carriera che ultimamente mi ha riservato qualche momento storto di troppo. Io sono per la nettezza e la precisione: a Bergamo le cose si fanno seriamente, quindi ci sto benissimo".
Tu vieni da un quartiere difficile di Napoli, anche se sei "nato" in amaranto.
"Sono talmente legato alla mia terra e al calcio che ho fondato una scuola calcio, all'Arenaccia, che porta il mio nome. Ci tengo a sottolinearlo, perché il gioco più bello del mondo è un veicolo di socializzazione, di cultura non solo sportiva, oltre a costituire un'alternativa a certe tentazioni per i ragazzi cresciuti in una zona con molti problemi. Sono orgoglioso del mio impegno, e mi scoccia un po' dover stare lontano dalla mia creatura, anche se è in buone mani".
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