Ancora una volta una serata amara, amarissima per la Fiorentina. Ancora una volta una finale persa negli ultimi minuti, dopo una partita equilibrata, in cui ha sofferto il minimo indispensabile e dove aveva avuto le sue opportunità per poter - finalmente - portare a casa la coppa.
Un peccato. Un peccato perché questa squadra, questa società e questo allenatore avrebbero meritato una soddisfazione. Dopo due anni in cui questi ragazzi hanno raggiunto tre finali e non sono riusciti ad alzare il trofeo. Due anni in cui si è seminato tanto e in cui si è costruito tanto. Due anni in cui si sono giocate quasi tutte le partite a disposizione nella stagione (di fatto è mancata solo la finale di coppa Italia quest’anno). Due anni in cui Italiano ha provato a tirare la sua coperta per cercare di rendere la sua Fiorentina quando più aggressiva, quando più concreta, quando più coperta, quando più spavalda. Due anni in cui in ogni partita si è tirato al massimo, anche andando oltre i propri limiti, in cui si è cercato con tutto il materiale a disposizione di poter regalare una dimensione diversa alla società.
Poteva essere la serata del riscatto, la serata da dedicare a Joe Barone che per questa Fiorentina si è sempre speso in prima persona, cercando di accompagnare i sogni di Rocco Commisso. Poteva essere la serata del meritato trionfo: ma così non è stato e per i tifosi viola fa ancora più male.
Sono rimasti attoniti i giocatori a fine partita: ci avevano creduto di poter regalare alla città una gioia europea.
E’ stata invece la serata dei rimpianti: le occasioni che non sono state sfruttate, ancora una volta un gol arrivato nel finale a buttare acqua gelata sugli entusiasmi. E’ stata una serata non brillante della Fiorentina che non è riuscita a ripetere le buone prestazioni che spesso hanno punteggiato il suo cammino. Tanta imprecisione, tanti lanci lunghi, pochi spunti degni di nota. Una serata storta degli attaccanti che non sono riusciti ad ingranare al meglio delle loro possibilità. E anche i cambi non hanno aiutato la squadra. Non che dall’altra parte ci sia stata la partita perfetta, anzi. Tante volte il pallone in aria, si è giocato molto sulle seconde palle e la Fiorentina ha accettato la sfida.
E poi l’episodio del gol. Un’epilogo dolorosissimo che ricorda le tragedie greche. Il fallo - di cui si sono lamentati molto in campo i giocatori della Fiorentina - poco prima del gol che ha deciso la partita. Il VAR infinito per una posizione da valutare con i millimetri e che ha tenuto con il fiato sospeso tutto uno stadio per intero, che è esploso una seconda volta. E anche il grande rischio per il fallo di mano in area di rigore, che per l’arbitro non era abbastanza.
Probabilmetne sarà a prescindere la serata d’addio di Italiano. Avrebbe voluto lasciare con uno stato d’animo diverso, con una coppa da lasciare come eredità e anche per potersi portare dietro (a Bologna?) una vittoria Europea.
Rimane invece tanto amaro in bocca, tanta delusione. Stavolta l’avversario, almeno sulla carta, sembrava alla portata. Si respiravano delle vibrazioni positive, trascinate anche dall’Atalanta che una settimana fa aveva incantato.
Ora la Fiorentina dovrà avere la forza di digerire questa delusione e di ripartire. Ritrovando quelle motivazioni che anche in questa stagione l’hanno portata fino in fondo. Perché una cosa non si perderà sicuramente, nonostante la sconfitta: la voglia e l’orgoglio delle squadre italiane di arrivare fino in fondo, per giocarsi sempre un sogno.
E così, anche se non è arrivata la coppa, anche dalla Fiorentina è arrivato un insegnamento, un altro segnale di cambio di mentalità. La voglia di essere protagonisti. Poi le finali si perdono, purtroppo. Ma per perderle bisogna giocarle.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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