Maurizio Viscidi, la passerella dell'Under 17 campione d'Europa a Empoli prima di Italia-Bosnia certifica l'ottimo lavoro che state svolgendo
"In undici mesi abbiamo conquistato risultati impressionanti; vice-campioni del Mondo con l'Under 20, campioni d'Europa con l'Under 19 e ora campioni d'Europa con l'Under 17. E poi il gioco, il miglioramento del gioco della Nazionale: avete visto tutti la finale contro il Portogallo: i primi trenta minuti sono stati incredibili. Questo cambio di mentalità c'è anche nei club: noi gli abbiamo dato qualcosa in più, perché oltre al gioco da dietro abbiamo obbligato gli attaccanti a fare giocate importanti. Avendo Camarda, Mosconi e Liberati, giocatori di talento, abbiamo dato loro l'input di sfidare gli avversari, di puntarli, di andare all'uno contro uno e in profondità. E' stato uno spot del calcio propositivo".
Qual è stato il segreto nell'aver vinto una finale in modo così schiacciante?
"Ho detto al mio allenatore: il Portogallo è forte e allora c'è un solo segreto, tenere la palla. Se gliela lasci ti ammazzano, il Portogallo come la Spagna o l'Inghilterra. Devi avere coraggio e giocarla".
In questo gioco corale sta cambiando anche la concezione del numero 9
"Quando hai dei difensori centrali che salgono palla al piede e la giocano, come Natali che secondo me è fortissimo, si mette la squadra nelle condizioni di poter avere la palla aperta. In questo contesto l'attaccante può pensare davvero ai movimenti d'attacco, ad attaccare l'ultima linea. Se da dietro tirano delle pallate tu puoi solo giocare la seconda palla, fare le sponde, le spizzate... e non hai qualità. Ecco perché abbiamo insistito molto sulla costruzione del gioco con i difensori per permettere agli attaccanti di lavorare sull'ultima linea dove devono fare la differenza. Io non voglio giocatori che fanno la sponda e via, ma giocatori obbligati negli ultimi 30 metri a sfidare gli avversari. Questo mentalmente ti mette nelle condizioni di giocare un altro calcio".
Perché dici che i club ti stanno aiutando in questo?
"Perché la costruzione da dietro ora c'è in tutti i club. Magari non sempre in maniera così cognitiva, ma c'è come mentalità a livello giovanile. E negli ultimi 30 metri basta solo un input: sfidalo, puntalo, saltalo. E i giocatori che hanno talento lo liberano".
Non ci si accontenta più dell'1-0 e anche il ruolo del regista sta cambiando
"Il calcio di alto livello che tutti guardano ci sta dando una mano perché la costruzione non è più legata a un regista. I ragazzi guardano le partite di Champions che sono partite in cui ci si sfida costantemente e vogliono emularli. Se il regista lo marcano a uomo, sfili il regista e abbassi la mezzala o il trequarti a palleggiare. Il calcio adesso non è un sistema di gioco, ma tante strutture all'interno della partita con la capacità di creare superiorità numerica. Bisogna togliersi il gesso degli schemi rigidi".
Nell'ultimo anno ha steccato solo l'Under 21. E' perché da un certo punto in poi facciamo fatica a dare ai ragazzi la giusta esperienza?
"L'Under 21 viene considerato settore giovanile, ma in realtà quando giocano le fasi finali hanno 23 anni e sono in ottica prima squadra. Il settore giovanile da noi è la Primavera che corrisponde all'Under 19 e fino a lì arriviamo bene, abbiamo fatto bene anche con l'Under 20. L'Under 21 è un discorso molto più complesso che dipende da come e quanto vengono utilizzati nelle prime squadre, dal minutaggio e così via... Qualche responsabilità l'abbiamo anche noi, ma parliamo di giocatori di 23 anni e molto dipende dai minutaggi, dal numero di stranieri presenti nelle prime squadre".
Quindi i club devono fare qualcosa in più
"I club ma non solo i club. Anche gli allenatori devono essere più coinvolti nel lanciare i giovani, ma la verità è che l'allenatore cerca sempre di fare i tre punti e salvare la panchina. Non esiste l'allenatore che ha un doppio progetto, ovvero punti e valorizzazione del patrimonio. Tranne un paio di casi, questo secondo aspetto non viene considerato. L'allenatore mette in campo giocatori sicuri, formati. E noi dalla Primavera alla prima squadra abbiamo la dispersione del talento".
Maturiamo più tardi?
"Se parliamo di maturazione fisica ci sono delle etnie che maturano prima di noi, è vero. La maturazione sociale dipende da paese a paese ma la vera differenza è il tipo di calcio che giochi. Noi non possiamo mettere la partite sul piano fisico, né su quello agonistico. Dobbiamo riportare il calcio sul piano tattico e tecnico, se portiamo il calcio su questi due binari torniamo a fare risultati".
Spalletti ha detto che non troppi giovani italiani hanno voglia di andarsi a fare il 'culetto' all'estero
"L'importante è che giochino, facciano minutaggio, ed è vero che l'estero è formativo tante volte. La dispersione del talento è dovuta al fatto che giocano pochi minuti".
All'Europeo affronteremo Yamal che è un 2007 ed è una delle stelle della Spagna. E' nella nazionale maggiore perché lui è un fuoriclasse o perché la Spagna in questo lavoro riesce meglio di noi?
"Lui è un fuoriclasse e la Spagna gioca un calcio idoneo alle sue qualità. Se tu lo metti in una squadra che fa palla lunga e pedalare anche lui non viene convocato. Ecco quindi un altro problema del settore giovanile: la continuità. Se tu sforni dei giocatori che poi dai in prestito a società che giocano palla lunga e pedalare ecco che Liberali, Camarda, Mosconi e compagnia non giocano".
Ma Liberali e Camarda sono così distanti da Yamal in termini di talento?
"No, talento ne hanno, ma sono tutte e tre giocatori diversi. Yamal è un grandissimo giocatore ma noi ne abbiamo di talento così. Bisogna avere la forza di giocare a calcio. Se tu non hai la forza di giocare a calcio, questi giovani non li puoi mettere".
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