Nando Pagnoncelli, bergamasco doc, sondaggista di fama e professore universitario, non è solo un analista meticoloso, ma anche un grande appassionato dell’Atalanta. La sua fede nerazzurra lo ha portato a co-scrivere Amare una Dea, un libro che intreccia storie e sentimenti legati alla squadra simbolo della sua città. In un’intervista a La Gazzetta dello Sport, Pagnoncelli ci accompagna tra le emozioni di una stagione straordinaria, analizzando il momento magico della Dea con lo sguardo di un tifoso che non smette mai di credere nel futuro. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com

Nando, il titolo del suo libro, Amare una Dea, potrebbe essere il preludio a un amore coronato dallo scudetto?
«Sognare non è mai vietato, e questo vale anche per noi bergamaschi. Tuttavia, realisticamente vedo l’Inter come la principale candidata al titolo. L’Atalanta ha mostrato un entusiasmo contagioso, ma è fondamentale tenere i piedi per terra e pedalare con la stessa determinazione che caratterizza il nostro DNA. Detto questo, non posso negare che questa partenza mi abbia sorpreso e reso incredibilmente felice.»

C’è stata anche un po’ di fortuna in questo percorso?
«Indubbiamente, soprattutto nelle sfide contro Roma e Milan, ma la fortuna premia sempre chi ha il coraggio di rischiare. E poi c’è da dire che il 6-1 contro lo Young Boys è stata una vera gioia per gli occhi. La stagione è lunga, ma finora stiamo dimostrando di saper gestire al meglio il doppio impegno, cosa non da poco.»

Quanto pesa la profondità della rosa in questa stagione?
«È un fattore decisivo. In passato Gasperini ha spesso preferito lavorare con un gruppo ristretto di giocatori, ma quest’anno la società ha optato per una strategia diversa. Gestire un numero così ampio di elementi non è semplice, soprattutto a livello psicologico, ma il mister sta facendo un lavoro straordinario. Basta vedere quanto riescono a incidere i giocatori che entrano dalla panchina.»

Cosa significa, per un bergamasco come lei, vedere l’Atalanta in cima alla classifica?
«È un’emozione unica, perché la squadra rappresenta un pezzo fondamentale della nostra identità. Io sono cresciuto davanti allo stadio, e da bambino giocavo in strada con i calciatori. La frase “La maglia sudata sempre” cucita sulle divise non è un semplice slogan, ma uno stile di vita che questa squadra incarna alla perfezione.»

C’è un giocatore che rappresenta più di tutti lo spirito atalantino?
«Sì, Martin de Roon. È un bergamasco che, per un caso del destino, è nato in Olanda. Ha ricevuto la benemerenza del Comune perché incarna i valori della nostra comunità: lavoro, dedizione e rispetto. Ogni volta che lo vedo in campo, penso che sia il simbolo perfetto di questa squadra e della città che rappresenta.»

Qual è il segreto di questa Atalanta?
«La coerenza con i suoi valori e il rispetto per la maglia. Non ho mai visto un giocatore svogliato o poco motivato. Questa squadra è costruita con intelligenza e cura, e questo si riflette nei risultati.»

Per Nando Pagnoncelli, l’Atalanta non è solo una squadra di calcio, ma un simbolo di Bergamo e dei suoi valori. L’euforia per il primo posto in Serie A è palpabile, ma la forza della Dea sta nella capacità di sognare senza perdere di vista la realtà. Con una rosa più ampia, una guida esperta come Gasperini e il supporto di una città intera, l’Atalanta può davvero puntare in alto. Perché, come dice Pagnoncelli, «sognare non è proibito, ma i piedi devono restare saldamente a terra»

Sezione: Rassegna Stampa / Data: Lun 09 dicembre 2024 alle 11:14
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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