Presidente del Collegio Sindacale dell’Atalanta nell’epoca Ruggeri, per vent' anni collaboratore della Federazione, per otto anni alla Covisoc fino all' ascesa di Franco Carraro in Figc mentre dal maggio scorso è presidente dell’Associazione Diabetici Bergamaschi. Ecco un’intervista a tutto campo al dottor Giambattista Negretti, commercialista e da sempre tifosissimo nerazzurro.
Quali sono state le linee guida della società nerazzurra?
Sin dal campionato 1966/67, anno che ha visto il passaggio dell’Atalanta da associazione sportiva a società per azioni a seguito delle regolarizzazioni societarie imposte dalla FIGC con la riforma Pasquale, sono presidente del Collegio Sindacale della società. Prima per nomina federale e poi per nomina degli azionisti. L’Atalanta ha assunto una veste imprenditoriale dall’inizio e tale veste è stata mantenuta e migliorata nel tempo. Attenzione al risultato sportivo, ma altrettanta attenzione al bilancio.
Quali invece i punti di forza e i punti deboli?
Secondo il mio parere sono punti di forza, rispetto alle altre società di calcio del settore professionistico, l’aver improntato una gestione rivolta alla crescita dei giovani senza nulla togliere allo spettacolo sportivo ed essere stata capace sin dagli anni ‘70 di investire in “assets” materiali come il centro di Zingonia che rappresenta un bene patrimoniale proprio della società, e non di altre società, al servizio dell’attività sportiva.
Il punto debole, sicuramente oggi uno stadio che è sempre più utilizzato in “deroga” rispetto alle leggi e che crea disagi a quanti desiderano andare a vedere l’Atalanta.
Una società provinciale come l’Atalanta come può riuscire ad incrementare il proprio fatturato?
Solo la ricerca di un corretto equilibrio tra lo spettacolo sportivo, che è la parte primaria della società, ed il “business” può rappresentare un vantaggio competitivo per l’Atalanta rispetto alle altre società. La ricerca può avere successo con un miglioramento del modello manageriale e con la fidelizzazione dei propri tifosi che sono i destinatari dell’immagine sportivo-aziendale.
Lo stadio nuovo è un investimento da fare?
Ritengo di si anche se mi dispiace pensare che, fra non molto, non potrò più vedere la mia squadra giocare nel campo che ho iniziato a frequentare nel 1943.
Lei ha fatto anche parte della Covisoc: ma quali sono questi mali del calcio?
Non è facile rispondere con poche parole. Posso solo dire che con la legge 91/81 che ormai ha trenta anni si è voluto creare il “calcio professionistico” che riguarda circa 90 società, fatto questo che esiste solo in Italia, imponendo loro delle norme di diritto societario che non sempre vengono da tutte rispettate e che, come conseguenza, impongono alla Covisoc più stringenti controlli ed applicazione di regole finanziarie ancor più pesanti rispetto a quelle imposte dalla legge generale alle società commerciali.
Perché negli ultimi anni anche le società blasonate hanno portato i libri in Tribunale?
La risposta è implicita a quella della domanda precedente e lo stato di decazione di molti club trova origine nel non rispetto delle norme e nella incapacità di molti amministratori di società calcistiche di dare equilibrio tra i costi ed i ricavi. Negli ultimi anni le risorse televisive sono state bruciate con l’incremento dei costi per stipendi ai tesserati.
Molte società sportive, se collocate in settori tradizionali della produzione o del commercio, sarebbero state dichiarate fallite da anni. Nel calcio non succede, perché?
In alcuni casi perché le società sono state salvate da leggi ad “hoc”. Basta pensare al cosiddetto decreto “salva calcio” del 2002. In altri casi da interventi di nuovi “investitori” che hanno permesso la continuità aziendale.
In cosa si differenziano i bilanci delle società sportive da quelli tradizionali?
A dire il vero presentano delle diversità nell’informazione e nella composizione delle voci sia di Stato Patrimoniale sia di Conto Economico che sono, per deroga concessa dalla legge alla FIGC, con indicazione di poste specifiche del settore.
Queste poste specifiche, come ad esempio il “costo dei diritti alle prestazioni pluriennali dei calciatori, le compartecipazioni a sensi art. 102 bis NOIF, le plusvalenze e minusvalenze da realizzo dei citati diritti, sono indicatori che differenziano i bilanci della società di calcio rispetto ai bilanci delle aziende commerciali.
Fenomeno plusvalenze che hanno portato anche giocatori mediocri a cambiare maglia con una valutazione alle stelle: come si può arrestare questa tendenza? Solamente riducendo gli stipendi e rispettando il salary-cap?
E’ un tema difficile da affrontare con poche parole che ha dato luogo a tante controversie anche penali.
Ritengo che le plusvalenze derivanti dalla cessione di diritti alle prestazioni dei calciatori rappresentino, soprattutto per le società che hanno una buona base di attività giovanile, un importante elemento del bilancio.
In genere si tratta di plusvalenze corrette. In altri casi si andrebbe al falso in bilancio.
La riduzione degli stipendi è collegabile alla diminuzione dei valori attribuiti ai diritti e non tanto alle plusvalenze.
Chiudiamo con l’Associazione Diabetici Bergamaschi che compie 30 anni e che lo scorso maggio l’ha eletta presidente…
Si tratta di una carica che mi ha permesso sin da questo breve periodo di avvicinarmi ad una realtà che conoscevo poco: quella del volontariato nel campo di una malattia come il diabete che interessa una moltitudine di cittadini anche della nostra città e provincia. Trenta anni di vita dell’Associazione al servizio non solo dei soci colpiti dalla malattia con diverse forme di assistenza, ma anche dei cittadini nell’attività di prevenzione, sono tanti ed i risultati lusinghieri.
Basta pensare all’attività di screening della glicemia che ogni anno è rivolta ad un numero di persone che si aggira in circa 20.000 interventi che si svolgono in occasione di specifiche manifestazioni quali ad esempio le camminate organizzate a Bergamo dagli Amici dell’Atalanta e da persone vicine all’Atalanta quali Marino Lazzarini e Baldassarre Agnelli. La Strabergamo e l’Adunata degli Alpini sono stati due momenti che hanno visto impegnato un buon numero dei volontari in detta attività.
Tanti sono gli interventi dell’Associazione che opera vicino ai medici e agli operatori sanitari di diabetologia nelle diverse strutture di città e provincia che sono da unirsi agli interventi sul territorio.
Quali novità porterà il suo avvento?
Con il mio avvento spero di poter essere di aiuto ai miei volontari e nello stesso tempo permettere all’Associazione di avere il posto che si merita nell’ambito delle associazioni di volontariato. Farla conoscere e dare così visibilità di quanto viene fatto.
Quali infine gli obiettivi della vostra Onlus?
Oltre a quelli già citati in parte in precedenza, tengo a confermare che l’attenzione è rivolta ad una azione che permetta all’Associazione, collaborando con l’Asl provinciale e con le direzioni sanitarie, di poter meglio assistere quanti sono colpiti dal diabete e permettere agli stessi di avere quanto loro spetta nel corso della cura.
Autore: Federico Errante
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