I tifosi del Milan sono preoccupati. Mica tutti, ma molti sì. È un problema di comunicazione più che di scelte, perché le scelte fondamentalmente non le conosce ancora nessuno, ma la comunicazione sì, nel senso che non c’è. Può essere che abbiano ragione loro, gli americani, in fondo si deve passare dai fatti più che dalle parole e comunque siamo solo a giugno, ma è altrettanto vero che tanti tra i fedelissimi sostenitori rossoneri (mio padre, per dire, vecchio cuore da 88 anni) si stanno domandando “che accade? Perché nessuno ci fa capire cosa hanno in mente?”. E io: “Papà, sono americani, fanno così”. E lui: “Ma io sono italiano. E il Milan è a Milano da sempre. E Milano è in Italia”. E a quel punto penso che sì, il Milan in questo momento avrebbe bisogno di qualcuno che lanci qualche segnale.
“Ma mancano anche i giocatori italiani”, insiste il babbo. E su questo sono parzialmente d’accordo. Non è una questione di “giocatori italiani”, ma di giocatori che conoscono il campionato certamente sì. Con i “monumenti” Giroud e Kjaer fuori da Milanello è doveroso che il Diavolo si ricordi che, sì, l’algoritmo può dirti se un terzino è capace di fare 100 palleggi, ma non può sapere se sa cosa significa “giocare nel Milan”.
E allora ecco che l’indiscrezione Lukaku può avere un senso: il club ha chiesto informazioni al Chelsea per un prestito (al momento negato), sarebbe una mossa certamente di grande impatto. Solo una domanda: perché non un anno fa quando il giocatore si propose in prima persona?
Oggi è il giorno di Conte al Napoli, le foto della “cena storica” a Roma le abbiamo già viste. De Laurentiis e allenatore metteranno nero su bianco l’accordo triennale da 6 milioni più 2 di bonus per tre anni. Una scelta illuminata e il motivo è semplice: dopo una stagione disastrosa Napoli ha bisogno di una scossa e non c’è niente di meglio dell’ex ct per risvegliare spogliatoio e ambiente. Poi è indispensabile che tutti facciano la loro parte. E pensiamo ancora a patron e tecnico: il primo nei momenti complicati dovrà riuscire a fare un passo indietro rispetto al suo stesso ego esagerato. E il secondo, contemporaneamente, dovrà riuscire a non vedere nemici “in casa” e ovunque laddove non ce ne sono. Impossibile? Non è detto. Di sicuro oggi è un grande giorno per Napoli e i napoletani.
Da ieri l’Inter ha un nuovo e inaspettato presidente. “Inaspettato” perché ci aveva detto che no, non era intenzionato a vestire i panni del patron. E infatti hanno dovuto convincerlo e, alla fine, ci sono riusciti. Beppe Marotta succede a Steven Zhang e siffatta “elezione” ci dice diverse cose. La prima: Oaktree passa dalle chiacchiere ai fatti. Aveva annunciato “continuità gestionale” e - con Marotta confermato anche Ceo Sport – dimostra di voler proseguire sulla strada della sostenibilità, tracciata ormai tre anni fa. E infatti restano al loro posto anche Antonello, Zanetti, Ausilio. Tutti chiamati a realizzare la consueta – e non semplice – magia: quella di mettere insieme “competitività” e “costo zero”. La seconda: se Marotta accetta un ruolo così importante è perché sa di non essere “presidente di passaggio”. E allora il fondo, almeno nel medio periodo, è destinato a restare. E anche Marotta resterà, forse addirittura oltre il limite che si era dato (2027). La terza: continuità significa “consolidamento del gruppo squadra”. E allora domani sarà il giorno dell’incontro con Inzaghi per formalizzare il prolungamento del contratto e ragionare sulle linee guida del mercato. Poi sarà la volta di Lautaro e Barella, capitano e vice capitano con orizzonte 2029. “Fatti”, appunto, e neanche banali.
E la Juve? Giuntoli ha le idee chiarissime, molto più di quanto si voglia far credere. In mezzo a un mare di voci buttate sul piatto l’obiettivo principale resta uno: Koopmeiners. Costa una valanga di soldi, si sa, ma il dirigente bianconero sta studiando qualunque incastro pur di portarlo a Torino. E anche in regime di “zero spese folli” non è affatto detto che non riesca a farcela.
E, se ce lo consentite, chiudiamo con il signor Sinner. Ok, non è un calciatore (anche se probabilmente potrebbe giocare ad alto livello anche a pallone), ma ha realizzato una cosa talmente grande che merita quattro velocissime parole. Grazie Jannik per quello che ci hai fatto vedere. E non si tratta solo di dritti e rovesci, ma di atteggiamento e professionalità. Sei un esempio talmente “alto” che rischi addirittura di creare un pericoloso equivoco. Cioè, è possibile che nel resto del mondo inizino a credere che noialtri italiani siamo fatti tutti alla tua maniera: ordinati, eleganti, pacatissimi, corretti sempre e comunque. Praticamente l’impossibile.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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