Da ieri, quando ha deciso di presentarsi in aula a Roma per farsi interrogare, Gabriele Gravina è ufficialmente iscritto al registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sul dossieraggio illecito. Sono due le accuse: autoriciclaggio e appropriazione indebita. In soldoni, si presume un nesso tra l'assegnazione alla Isg Ginko del bando del 2018 per il canale tematico della Lega Pro - allora Gravina ne era presidente - e una compravendita di libri antichi, del Cinquecento, che avrebbero portato all'acquisto di una casa nell'elegante Via Lambro, a Milano, per la figlia della compagna.

I reati contestati nel dettaglio
L'autoriciclaggio, per la Legge, viene commesso da chi impiega, sostituisce, trasferisce in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, denaro, beni o altre utilità che provengono dall'aver commesso un delitto non colposo, per poter ostacolare nel concreto l’identificazione della loro provenienza illecita. L’autoriciclaggio è un'attività illecita che viene compiuta in seguito a un precedente reato. In questo caso, per l'appuntato, l'appropriazione indebita. E cos'è l'appropriazione indebita? Chi si appropria del denaro o dei beni altrui, a lui affidati, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto commette il reato di appropriazione indebita.

Luoghi e tempi
L'inchiesta sul dossieraggio illecito nasce dalla Procura di Perugia e si sposta alla Procura di Roma. Per il momento, ovviamente, il caso Gravina - spiega La Gazzetta dello Sport - è ancora alla fase delle indagini preliminari. Possono durare 6 mesi o anche essere prorogate. Al termine di questo periodo, il pm comunica la fine dell'indagini e può chiedere al Gup il rinvio a giudizio oppure l'archiviazione. Prima di parlare di processo deve necessariamente esserci un rinvio a giudizio. A quel punto, per arrivare al giudizio di prima grado servono un anno e mezzo o due, mentre per la sentenza definitiva è possibile aspettare anche 7-8 anni.

Cosa succede ora in FIGC?
Gravina non è costretto a dimettersi da presidente della FIGC. Per lo Statuto, infatti, il numero uno di una qualsiasi federazione sportiva legata al Coni può rimanere al suo posto finché la condanna non passa in giudicato, ossia dopo il terzo grado di giudizio. Il presidente dovrebbe dimettersi solo se fosse sottoposto a misure cautelari (arresto o arresti domiciliari). Potrebbe decidere di autosospendersi per motivi etici, visto che in questo caso il reato contestato è legato a un'attività che al tempo ricopriva, ovvero presdiente della Lega Pro, e non c'è nulla di connesso a un'attività imprenditoriale esterna. Nel 2006, a seguito di Calcipoli, Franco Carraro si dimise prima di essere iscritto al registro degli indagati, al suo posto il presidente del Coni Petrucci scelse un commissario. Poi, assolto da ogni accusa, Carraro tornò membro della giunta Coni dalla quale si era autosospeso.

Sezione: Altre news / Data: Gio 07 marzo 2024 alle 15:30
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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