C'è un'istantanea nella notte di Bergamo, quella che ha consegnato all'Atalanta la sua seconda semifinale europea. Cioè Virgil van Dijk e Jurgen Klopp che escono dal campo applaudendo. Convinti di essere stati inferiori nelle due partite, al netto dei tantissimi tiri in porta, delle occasioni create, del brivido che c'è quando dopo sei minuti Ruggeri tocca il pallone con la mano. Tutti possono pensare che scenda la catena, di fronte a Salah, Gakpo e Luis Diaz, oltre a Diogo Jota e Nunez. Invece nulla, il Liverpool continua nel suo gioco non producente e l'Atalanta rimane lì, come fosse un 3-1 qualsiasi. Soluzione perfetta: il risultato era davvero 3-1. Difensore e allenatore sono stati ricambiati con un applauso che, a Bergamo, avevano concesso solamente a Giuseppe Rossi qualche anno fa, quando la Fiorentina faceva faville e le battaglie da campanile fra nerazzurri e viola erano ancora lì da venire.
Cosa deve fare Gian Piero Gasperini per meritarsi una big d'Europa? Klopp lo ha forse sottovalutato. Ma forse no. Guardiola lo aveva incoronato anni fa con quel "dentista" che ora è sulla bocca di tutti - perdonerete il gioco di parole - e Tuchel, con la gamba ingessata, rischiava di finire fuori se non fosse stato per l'evento speciale di un'inesperienza che giovedì non è capitata: Marquinhos e Choupo-Moting avevano ribaltato la sfida in un minuto. Qui non c'è stato lo spazio. È un'Atalanta più forte, più completa. Esce uno e dentro un altro, di pari qualità o quasi. Prima non era così, la differenza era marcata. Merito del club, della dirigenza, della presidenza. E, appunto, di Gasperini.
Ritornando alla domanda precedente: com'è possibile che nessuno si accorga che, al netto di un carattere quantomeno particolare, Gasperini merita una grande chance? Ha stravolto la vita dell'Atalanta - e dei Percassi - portandola a una dimensione diversa. La prima semifinale della propria storia era con il Malines, con Mondonico in panchina e Stromberg in campo, con la squadra che giocava in Serie B dopo una finale di Coppa Italia (persa) contro il Napoli di Maradona. Qui la situazione è diversa: un quarto di finale di Champions, uno di Europa League, ora la semifinale, due finali di Coppa Italia, 600 milioni di plusvalenze nel corso degli anni. Certo, si può parlare dell'Inter e dell'occasione persa, ma è oramai di oltre un decennio fa e qualcosa ha dimostrato.
Antonio Percassi si opporrà a qualunque cosa. Al Napoli che vorrebbe il Gasp come uomo del risorgimento dopo un'annata balorda. Qualsiasi proposta che arriverà sul tavolo sarà rispedita al mittente. Un anno fa c'era l'Arabia Saudita, di questi tempi, con il tecnico che decise di dire di no perché non certo di quante stelle sarebbero poi arrivate. All'Atalanta è andata di certo meglio così: il calcio è fatto di emozioni e battere il Liverpool per poi giocarsela con un Marsiglia decisamente meno forte per un'eventuale finale è da sogno. Anche se poi i turni bisogna passarli, come hanno fatto capire Klopp e van Dijk nel loro applauso alla Curva Nord.
E poi c'è Daniele De Rossi. Che un anno fa, alla SPAL, non riusciva a far passare i propri dettami tattici. Mentre in questa stagione rischia di diventare il Guardiola di Roma. Poche cose, semplici. E ovviamente i calciatori: chi ha Lukaku e Dybala può essere quinto in classifica? La risposta è: assolutamente no. Probabilmente anche Mourinho, nelle sue ottime cose fatte in giallorosso, qualcosina l'ha steccato. Forse molto più di qualcosina. Bene hanno fatto i Friedkin a confermarlo con anticipo, almeno un barlume di progettualità pare esserci, nel mare magnum dell'oscurità sulla stagione prossima ventura.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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