E sono 23 ciliegie, una più buona dell’altra. Moise Kean non conosce più limiti.
In stagione coi viola 20 gol e in Nazionale adesso è a quota 3, uno a Israele e doppietta spettacolare domenica sera contro la Germania. Un paio di sassate e via andare. Peccato per quel rigore netto prima dato e poi tolto all’Italia - ancora una volta abbiamo toccato con il mano il peso politico della federazione tedesca -: avrebbe calciato Moise dagli undici metri.
Manca la controprova, ma visto il piede caldo, Kean probabilmente si sarebbe portato a casa il pallone con la tripletta.
Il centravanti viola è l’uomo in più anche della Nazionale. Una furia scatenata anche nei frangenti più duri della gara. Purtroppo ha una clausola da 52 milioni sul collo, ma se la società saprà trovare opportune misure per trattenerlo, dovrà costruire intorno a lui una grande squadra. Quando si ha il merito - non c’è fortuna perché l’operazione in estate è stata fortemente voluta dalla Fiorentina contro un diffuso scetticismo - di mettere le mani su un calciatore così, è doveroso sfruttarlo al cento per cento per provare a vincere qualcosa dopo 24 anni. Kean al centro del villaggio perché sognare si può.
C’è una squadra che al netto di qualche battuta a vuoto, sta dimostrando di avere finalmente dei punti fermi sui quali appoggiarsi, ma che non ha nessuna certezza che questi restino. Una Fiorentina con un orizzonte limitato a giugno che balla sul precipizio dei riscatti. Un equilibrio sottile tra quello che potrebbe essere e quello che non sarà. Tra semaforo rosso e verde, tra speranza e ricostruzione. Non c’è niente di banale in tutto questo perché raramente si trova una società che preferisca la politica massiccia dei riscatti a quella di qualche cartellino in più. Tutto legittimo, per carità, siamo nel campo della filosofia aziendale. Però alimenta dubbi sui reali desideri di crescita. Sarà il mese di giugno a disvelare programmi e ambizioni del club viola. L’unità di misura sarà l’impegno nel trattenere o meno quelli che fino ad oggi si sono rivelati già dei pilastri. Dietro ai quali ce ne sono altri in ritardo magari anche per sfortuna, ma che potrebbero dire la loro in questo finale elettrizzante di stagione. Sommando gli uni agli altri viene fuori quasi una formazione perché sono 10 in tutto. Da De Gea, che comunque deve rinnovare, si arriva a Gosens, Fagioli, Adli, Cataldi, Folorunsho, Zaniolo, Colpani, Ndour. In attacco Gudmundsson. E considerando quello appena detto per Kean, cioè ha la clausola, gli incerti diventa 11 totali.
E’ vero che ognuno è un caso a parte: c’è a chi basta poco per essere acquisito a titolo definitivo dalla Fiorentina e c’è chi invece ha il percorso in salita, ma la sostanza del tema non muta. Adesso, però, testa all’ultimo sprint. Ci sono 11 partite sicure da giocare per i viola (in campionato 9 e i quarti andata e ritorno in Conference) che potrebbero diventare 14 al massimo, sommando anche gli impegni in semifinale e l’eventuale finale. Il bello, forse, deve ancora venire.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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