Bisogna dire la verità: quando quest’estate l’Inter aveva dovuto/voluto cambiare la squadra a disposizione di Inzaghi non tutti avevano predetto non tanto il dominio (che si è poi verificato) quanto la semplice vittoria.
L’Inter era forte si, ma non necessariamente la più forte. Dopo 7/8 mesi bisogna riconoscere il grande lavoro di Simone Inzaghi, che con una squadra profondamente rinnovata è riuscito a mantere uno standard di gioco altissimo e altrettanta parte di merito va riconosciuta agli uomini mercato Inter: Ausilio e Baccin, con la piena fiducia di Marotta che detta le linee guida.
Marotta ha sempre avuto grande fiducia nei suoi uomini mercato, anche alla Sampdoria e alla Juventus (era sempre Paratici), e questo schema di lavoro ha certamente pagato, anche stavolta.
Mai come in questo caso, probabilmente, Ausilio (da più di 25 anni all’Inter) sente lo scudetto come più vicino a sé. Vendere e comprare è stato il leit motiv dei nerazzurri in queste ultime stagioni. E l’Inter ha venduto benissimo, anche i suoi giocatori migliori, per comprarne altri, altrettanto bravi. Anzi neanche comprarne: alle volte prendendoli e basta.
La vittoria di lunedì sera non deve lasciar pensare che tutto sia stato semplice. Come c’è stato modo di dire - anche dallo stesso Marotta - alle volte ci vuole anche fortuna nelle scelte: magari con un Lukaku in più in rosa, Thuram non avrebbe avuto tutto questo spazio.
Dicevamo dei cambi, rispetto alla passata stagione. O se volete possiamo anche tornare indietro di qualche altra stagione. L’Inter da un anno all’altro da a meno di Onana e Brozovic, due supertitolarissimi venduti per far cassa, Skriniar (che nella fase finale della stagione era stato già utilizzato di meno), Dzeko e Lukaku a zero. E se per i primi 4, tutto sommato tutto rientrava nella strategia vendere e comprare, per Lukaku no. Ed è un po’ Lukaku il centro del mercato nerazzurro. La voglia del Milan di andarlo a stuzzicare, ha invece stuzzicato l’Inter ad accelerare e chiudere definitivamente con Thuram. Che sembrava ormai indirizzato in rossonero, nonostante l’Inter avesse cominciato a seguirlo da molto prima, e che ne giro di poche ore ha invece effettuato una inversione a U. Abbiamo raccontato di una sorta di “vendetta” per aver provato a prendere il belga: beh fosse davvero così sarebbe la vendetta riuscita meglio, considerato anche i gol nei derby.
Ma Lukaku poi all’Inter non è mai andato. Voleva andare alla Juventus, non rispondeva più al telefono ai nerazzurri. E anche qui lo strappo completo si è consumato in una notte: quando tutto è venuto allo scoperto l’Inter non ha più voluto parlare con Lukaku. Che poi alla Juve non è neanche andato (lo scambio con Vlahovic non è mai decollato) e che negli ultimi giorni ha trovato la Roma. L’Inter così si trova senza una punta. Punta Scamacca, ingaggia un testa a testa con l’Atalanta. Ma al gioco al rialzo l’Inter ci sta fino ad un certo punto e poi non più. Così Scamacca finisce sempre in nerazzurro ma all’Atalanta. Un momento difficile. Ed è qui che probabilmente c’è stata l’ulteriore svolta del mercato nerazzurro. Perché contestualmente salta anche Samardzic. E così Ausilio punta dritto su Arnautovic (che peraltro ad Appiano conoscono tutti bene), lo compa e con i soldi “risparmiati” di Scamacca e del serbo anziché prendere un attaccante in più (i giovani in quella zona del campo non sarebbero serviti come investimento, strategia decisa di comune accordo con Inzaghi) va a prendere un campione in difesa: Pavard per 30 milioni.
In queste operazioni (senza dimenticare la garanzia di Sommer o le intuizioni su Bisseck o Carlos Augusto) sta il mercato nerazzurro. La visione della squadra a tutto tondo. Come quella di Frattesi: 40 milioni per una “riserva”? Si perché non sai quello che può succedere in stagione. E anche se hai il centrocampo più forte d’Italia, uno come Frattesi non lo puoi lasciare a Sassuolo. Alza il livello e di tanto. Costringe tutti ad essere ancora più competitivi. Stessa cosa di Pavard. L’Inter ha alzato l’asticella della qualità media della rosa. Carlos Augusto e Cuadrado avevano esattamente lo stesso obiettivo (seppur con caratteristiche diverse): tenere alto il livello. Abbassare ancora di più la differenza tecnica fra titolari e riserve.
Poi Inzaghi i suoi 11 fondamentalmente li aveva scelti. Ma quando si è trattato di cambiare per necessità o per volontà non ha mai avuto paura di impoverire la rosa. Certo forse in attacco si è registrata la differenza maggiore fra titolari e riserve, ma per il resto no. Non a caso l’Inter ha già preso Taremi, a zero, per la prossima stagione. Un altro tassello, per non lasciare nulla al caso.
Programmazione, costruzione della squadra con criterio. Nel corso degli anni ma anche con la capacità di saper reagire alle difficoltà e agli imprevisti.
Esattamente come è successo in campo. La squadra mercato dell’Inter è come se avesse anticipato i temi che la rosa (che stavano costruendo) avrebbe poi fatto vedere in stagione.
Ausilio da una parte, Inzaghi dall’altra. Con Marotta a legare i fili.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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