giocatore deve adattarsi in una posizione a lui non consona. Oppure, il tecnico è costretto a ripiegare su un giocatore poco incline al suo modo di giocare. O anche, il ragazzo non si è ambientato nello spogliatoio e nel campionato. E ancora, l'allenatore vuole dei calciatori ma la dirigenza prosegue con le sue scelte. Altro che luoghi comuni: ogni estate, in ogni squadre, sono costanti che in progetti multimilionari non dovrebbero aver luogo. Eppure ci scontriamo ogni giorno con ballottaggi impresentabili, con scelte tattiche vistosamente forzate, con acquisti che per un modello tattico (se c'è!) e per una determinata piazza e stile di gioco hanno ben poco a che vedere. Anche nel 2024, quello degli algoritmi, in cui tanto dovrebbe esser calcolato, dove non si tiene conto della parola magica di cui già abbiamo parlato in passato e che dovrebbe essere alla base e la radice delle fondamenta di ogni progetto. Il Santo Graal della funzionalità.
L'head hunter e la scelta del direttore sportivo
Primo tassello di un progetto, la scelta del direttore sportivo. E di tutti gli uomini che lo circondano, chiaramente, dal direttore dell'area tecnica fino a un'area scouting che non può essere esclusivamente 'del club' ma lavorare in piena sintonia con l'uomo mercato e avere il suo stesso metodo. Un esempio: Giovanni Sartori non potrebbe mai operare in club che partono dai big data per scegliere calciatori, così come viceversa una società come il Liverpool non potrebbe mai prendere l'uomo mercato del Bologna perché parte da analisi più 'scientifiche' nel suo recruiting. Le proprietà americane spesso sottovalutano quella che è una scelta basilare, ovvero quella della persona a cui poi dovrebbero essere demandate tutte le altre scelte cardine del club. Adesso ci sono gli 'head hunter' dagli Stati Uniti (Charles Gould per la Roma, uno tra i più celebri) che propongono e selezionano profili. Solo che tra States e Italia c'è di mezzo un Oceano e in questo Oceano ci sono rapporti personali, metodologia, il tipo di lavoro nel day by day che nessun computer potrà mai riuscire a capire fino in fondio.
La scelta dell'allenatore e il caso Juventus
Quale riflessione ad alta voce. Come può la Juventus essere a metà del guado tra la conferma di Massimiliano Allegri e la scelta di Thiago Motta? Un club così importante dovrebbe aver già scelto, deciso e soprattutto comunicato. Questo a prescindere dai risultati, da tutti i flop di questa stagione, ma perché si parla e si tratta di due filosofie completamente diverse. E' solo una questione economica, per lo stipendio che il tecnico livornese deve ancora percepire? Se è questo il nodo, peraltro col Mondiale per Club alle porte, dopo l'ennesimo aumento di capitale, allora c'è da dubitare sul futuro del progetto bianconero. Ma siccome non vogliamo pensare che sia questo il caso, allora il giudizio non può che essere già negativo per il ritardo con cui la Juventus sta decidendo il futuro della propria panchina. Non si tratta infatti di scegliere, come nel caso del sopracitato Liverpool, tra Ruben Amorim, Roberto De Zerbi, Xabi Alonso e Arne Slot (andrà lui), tutti profili con un'identità simile e una margherita tra cui sfogliare. No. Motta e Allegri sono pianeti diversi, il fatto che al 26 aprile la Juventus non abbia ancora comunicato la direzione che prenderà è preoccupante.
Come scegliere un tecnico. Come fare mercato
Eccoci al vademecum. Come scegliere l'allenatore? Come fare mercato? Il segreto, dicevamo, è la funzionalità. Una dirigenza, in sintonia con la proprietà, deve scegliere un tecnico che sposi le idee di mercato, scouting e investimenti di chi mette i soldi nel progetto e di chi poi va a comprare i giocatori. Non solo. Deve essere perfetto per la rosa dei giocatori, per non depauperare un capitale già in cascina, deve saperli valorizzare e non essere costretto ad adattarsi ai migliori in rosa. In seguito, ds e tecnico devono stabilire insieme la strategia sulle cessioni e sugli obiettivi di mercato. Anche in questo caso: sarebbe giusto e ideale che l'allenatore potesse avere dei suoi 'pretoriani', ma sarebbe altrettanto opportuno che indicasse lui al direttore sportivo il 'tipo' di calciatore necessario alla crescita della squadra e che questo poi, insieme al comparto scouting, trovasse i profili adatti da acquistare. E' così che nascono alcuni colpi straordinari, alcune intuizioni rivelatesi poi decisive. Ci sono centrocampisti migliori di Koopmeiners e di Ferguson in Europa? Chiaramente sì. Ci sono difensori migliori di Pavard, portieri migliori di Sommer? Chiaro. Ma è la funzionalità il segreto di ogni progetto. Tanti esempi che valgono per tutti: Yerri Mina a Firenze, col gioco di Italiano, era un pesce fuor d'acqua. Nel gioco a linea bassa di Ranieri, nella fortezza chiusa del Cagliari, si è rivelato un giocatore prezioso. E viceversa Arthur, che con Allegri era fuori dagli schemi e che in viola si è dimostrato ben altro calciatore. Si tratta di studio, di approfondimento e di scelte. Tutti step da non sbagliare. Anche per chi dovrà fare scelte determinanti per il futuro in panchina, come Milan, Napoli e non solo.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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