La vita da inviato presuppone, tra le varie cose, che il suddetto giornalista si informi a dovere sul luogo che va a visitare al seguito di una determinata squadra. Anche io, ovviamente, ho fatto lo stesso. Arrivando a Bratislava per lavorare su Slovan-Milan di Champions League, ho googlato sul grande classico “10 cose da vedere a Bratislava” e, tra i monumenti/piazze/palazzi consigliati, ve ne era anche uno dedicato ad Hans Christian Andersen, noto scrittore danese di fiabe; ho scoperto che egli ha tratto ispirazione proprio da una visita alla città di Bratislava per scrivere la fiaba de “La piccola fiammiferaia”. Mi son detto: Andersen mi piace sin da piccolo e lungo questa trasferta sicuramente verrà fuori un modo per usare la sua fiaba per i miei scopi professionali. Beh, il Milan di Fonseca non ha di certo tardato nell’aiutarmi.
La piccola fiammiferaia e i fiammiferi del Milan
La fiaba della piccola fiammiferaia é una storia triste. Racconta di questa bambina povera che cerca invano di vendere i suoi fiammiferi ai passanti; il freddo dell’inverno la affligge e così ella decide di accendere i suoi stessi fiammiferi per tentare di scaldarsi. Non basterà: la mattina seguente, la piccola fiammiferaia verrà ritrovata senza vita per una strada con un mazzetto di fiammiferi spenti in mano. Ora, non voglio assolutamente predire questo nefasto destino per il Milan, ma la partita di ieri dei rossoneri, unita alle tante già giocate fino ad ora in questa stagione, mi ha ricordato un po’ la fiaba raccontata in precedenza. A Bratislava é arrivata sì una vittoria, importantissima ai fini della classifica della Champions e della corsa alla qualificazione diretta agli ottavi di finale, ma anche l’ennesima prestazione deludente, molto sottotono, di Tomori e compagni.
L'illusione
Ecco, queste partite e queste vittorie, unite alle parole di Fonseca nel post partita che parla di “Abbiamo vinto bene”, “Diverse occasioni”, “Solo errori nell’ultimo terzo di campo”, mi hanno ricordato tantissimo i fiammiferi della piccola fiammiferaia. Lei li usava per tentare disperatamente di scaldarsi, come se quei piccolissimi bastoncini di legno potessero mai darle chissà quale sollievo. E il Milan utilizza le vittorie più o meno allo stesso modo: una guarigione illusoria, un sollievo momentaneo, una parvenza di normalità. Però poi il freddo non passa. Rimane, forte, duro. Anche ieri, i rossoneri, contro una squadra da Serie C (parole del capitano Kucka), con il valore della rosa ampiamente più basso di tutta la Champions League, con due gol segnati e quindici subiti in quattro partite prima di affrontare il Milan, hanno mostrato un gioco-non-gioco, infarcito di lentezza e di passaggi in orizzontale, inutili a stanare una squadra compattissima dietro; e poi i soliti problemi difensivi: il primo gol preso, con l'errore di Calabria in uscita e il campo spalancato a Barseghyian su un corner in favore di Pulisic, spiega tanto di come questi giocatori intendano la fase di rinculo. Insomma: tutta questa crescita, tutti questi miglioramenti, offensivi e difensivi che siano, non si vedono.
La sensazione dopo Bratislava è, dunque, di una squadra che, continuando su questa scia di gioco e di atteggiamento, non possa superare la notte. Poi, però, la realtà dice che gli ottavi di finale di Champions League sono ampiamente alla portata. E bisogna tenerne conto. Ma serve altro. I fiammiferi possono bastare con lo Slovan Bratislava, forse anche con l'Empoli, ma non molto oltre.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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