È giusto partire da Luca Gotti, nuovo allenatore del Lecce. Signore e signori, per noi amanti del gottismo questa è una gran notizia. E il fatto che per rivederlo in panca sia dovuto accadere qualcosa di incredibile la dice lunga sulla scarsa capacità del nostro calcio di “capire” gli allenatori.
Ci sembrava giusto partire così.
Certo, D’Aversa l’ha combinata grossa. Cosa può essere passato nella mente di una persona così pacata (chi lo conosce assicura che si tratta di una bravissima persona) per fare una cazzata del genere? Impossibile dirlo. La certezza è che arriverà una punizione esemplare, non può andare altrimenti; l’altra certezza è che fatti come questo fanno partire la gran cassa dell’indignazione, affare tipico italiano.
Prendete il “caso” (o presunto tale) Barella. Contro il Genoa, il centrocampista azzurro ha fatto la boiata, ha rotolato tipo trottola e, certo, ha esagerato. Dopodiché sono andati molto oltre anche gli indignati o presunti tali, quelli che hanno fatto partire il processo solo e soltanto per grattare la pancia ai tifosi di questa e quella squadra. Un falsissimo moralismo che in genere trova terreno fertile sui social, ma questa volta si è fatto largo persino sulle prime pagine. Bah. Ricordate allo scorso Europeo? Italia-Belgio 2-1, segna proprio Barella e un secondo prima il buon Immobile stramazza a terra, leggermente toccato da un avversario. A guardarlo pare che l’abbiano abbattuto con una ruspa. La palla però finisce in rete e allora Ciro resuscita miracolosamente e corre a festeggiare. Bene, conoscete lo straccio di un italiano che in quel momento abbia alzato la mano e “che simulazione! Che vergogna! Non si fa!”. Corca’, tutti a fare po po po col bandierone. E allora, per cortesia, evitiamo certi patetici appelli alla correttezza, falsi come banconote da 3 euro. E complimenti a Nicolò, che deve imparare a cadere di meno ma ha quantomeno trovato la forza per chiedere scusa, cosa rara nel gran carrozzone del calcio.
Consentitemi una rapidissima riflessione sui due tecnici più chiacchierati della stagione, Pioli ed Allegri.
Su Pioli ben sapete come va: se vince viene ignorato, se non vince viene attaccato, se vince ma gioca male viene sopportato. Segno evidente che qualcosa non va, anche solo perché i segnali che arrivano dal club sono rassicuranti fino a un certo punto. La verità è che la separazione, forse, è la cosa ideale per tutti, lui e il club. Dopo 5 anni può aver senso “rinnovare” a patto che si riesca a trovare qualcuno più bravo tel tecnico di Parma (cosa affatto semplice) e che il mercato riesca a dare qualche certezza in più. Il resto lo dirà il finale di stagione, ché ora il morale non è altissimo nonostante il secondo posto (pesa molto il primato dei cugini); in caso di vittoria in Europa League garantirebbe al tecnico di Parma un addio a testa altissima.
Allegri? C’è questa cosa stucchevole dei “pro” che bisticciano con i “contro” e se per caso la Juve vince allora partono gli osanna e se per caso perde “la squadra vale poco”. Anche per Allegri, forse, è giunto il momento di scendere dalla barca. Il suo lavoro resta prezioso, le vittorie indiscutibili, ma è tempo che il nuovo corso (leggi Giuntoli) volti pagina. Parlare di “obiettivo Champions consolidato” dopo un mese di scarsi risultati, significa difendere il proprio operato, ma anche abdicare a un certo tipo di “doverosa” ambizione.
E qui il problema è di Allegri, ma anche di chi lo difende per partito preso e così facendo non gli rende un favore. Un mese di cattivi risultati non si può giustificare con “però ora la Juve gioca meglio”, perché altrimenti vale tutto, suvvia.
È arrivato il momento della Champions, l’ora della verità per Napoli e Inter.
Calzona ha una clamorosa possibilità, rianimare alla grande una stagione fin qui povera di gioie. L’impresa non è impossibile, garantirebbe quattrini in abbondanza (almeno 15 milioni) e la possibilità di ambire ancora al Mondiale per Club. Ecco, oggi il Napoli può esaltare o concludere la sua stagione. Non si scappa.
Domani invece tocca all’Inter, e vabbè. Non sarà una passeggiata e, potete fidarvi, Simeone non giocherà alcun genere di calcio “nuovo e moderno”. Farà la battaglia, così come ha fatto per anni e anni. Il modo migliore per provare a dare fastidio a una squadra, quella di Inzaghi, che sa perfettamente quello che l’attende.
E chiudiamo su De Laurentiis e il suo casino (quasi) quotidiano. Anzi no, stendiamo un velo pietoso.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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