Due punti in tre partite, con tanti saluti all'agognato record nel derby. Avevamo detto che le scelte di Simone Inzaghi contro Monza e City si sarebbero potute giudicare in base al risultato della gara contro il Milan. Eccolo servito: una sconfitta, bruciante più per il modo in cui è arrivata che di per sé. Anche se a Manchester è andata meglio del previsto, nel senso che l'Inter ha portato a casa un buon punto e tante altre cose positive, la considerazione finale restituisce un bilancio tutt'altro che felice. E una classifica alla quale sarebbero bastati due punti in più a Monza - ove l'Inter ha giocato come se non nel peggio che nel derby, con la differenza di avere davanti una squadra meno competitiva - per essere letta in tutt'altra chiave.

L'Inter è tornata sulla Terra. Può essere anche una buona notizia, per quanto al momento nessun tifoso nerazzurro la pensi davvero così. Da un certo punto di vista, il ko nel derby può archiviare la scorsa stagione: lo scudetto non si vince perché lo si è vinto l'anno prima. Lo sanno tutti, da Inzaghi ai componenti del suo staff per finire con i giocatori, ma l'inconscio gioca brutti scherzi. Proprio nelle mani del tecnico, la chiave per ritrovare lo splendore che finora si è visto solo contro l'Atalanta. La squadra attuale è la più inzaghiana e la più forte del suo ciclo, ma ha delle pecche come ne avevano le precedenti. Tra i principali meriti dell'allenatore - che ieri ha analizzato con encomiabile lucidità il ko - c'è quello di aver sopperito a tutti i limiti del gruppo a propria disposizione, di aver anzi elevato e migliorato i giocatori. Ora, ci si aspetta che continui a farlo. Nel derby, per inciso, non gli è riuscito e qualche scelta lascia dei dubbi. Ci torneremo.

Lautaro a secco, ma il tema può essere un altro. Il digiuno del centravanti argentino preoccupa, lui e tutta l'Inter. Inzaghi ha assicurato che non lo si può definire caso, sta di fatto che dei gol del Toro la squadra ha bisogno. Prima o poi arriveranno, nel frattempo giocarsi con maggior frequenza la carta Taremi non sarebbe lesa maestà. Ieri Lautaro non è stato il peggiore in campo, neanche per lontano: il suo primo tempo è stato migliore di quello di Thuram, per dirne una. Poi è sparito, ma il francese proprio non si è visto.

Si diceva delle scelte, nel titolo avete letto di Mkhitaryan. Ieri c'è chi ha profetizzato la fine dell'era dell'armeno titolare intoccabile e il definitivo inserimento di Piotr Zielinski. A proposito del peggiore in campo: l'ex Roma lo è stato. Inzaghi lo ha sostituito, inserendo Frattesi e non il polacco, poi subentrato a Barella, insieme ad Asllani al posto di Calhanoglu. Un doppio cambio difficile da decifrare: il tandem Barella-Frattesi non è stato quasi mai una realtà, figurarsi con l'albanese a reggere il moccolo nel centrocampo muscolare del Milan. Non ha funzionato, e resta un retropensiero. Che il cambio Mkhitaryan-Zielinski non sia avvenuto per non ufficializzare il cambio della guardia. Sarà un dubbio sbagliato, per carità, ma presto o tardi questo avvicendamento nell'Inter tipo avverrà. Questione di anagrafica e pure di qualità. Non di rigidità: in calendario vi sono così tante partite che lo spazio ci sarà per tutti. Però, dichiarazioni a parte, una delle caratteristiche dell'Inter di Inzaghi è stata quella di avere dei titolari. Con alternative che non sono riserve, certo, ma non allo stesso livello. Il tempo di mettere la zeta al posto della emme è più vicino del previsto.

Sezione: Le Altre di A / Data: Lun 23 settembre 2024 alle 08:30 / Fonte: Tuttomercatoweb.com
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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