C’era un confronto diretto, ieri, tra due uomini simbolo dell’Italia che sogna l’Europeo e guarda lontano: da una parte Moise Kean, esploso in viola, dall’altra Mateo Retegui, l’uomo-gol dell’Atalanta formato Champions. Si aspettavano scintille, si immaginava una sfida accesa tra i due volti azzurri, ma a illuminare il Franchi è stata la stella del ragazzo con la maglia numero nove della Fiorentina. È stato lui il più furbo, il più veloce, il più incisivo, esattamente ciò che si chiede a un attaccante moderno. Kean ha rubato la scena e deciso la gara; Retegui, invece, non ha saputo opporsi al suo dominio.
La partita è stata emblematica delle due anime dei bomber: Moise vivace e imprendibile, sempre dentro la partita con quel mix esplosivo di velocità e freddezza che lo rende oggi il numero nove italiano per eccellenza. Mateo invece opaco, mai veramente pericoloso, limitato forse dalla recente noia muscolare, forse ingabbiato da un sistema offensivo che ieri Gasperini non ha saputo plasmare attorno alle sue caratteristiche. La superiorità di Kean non è stata solo tecnica, ma anche mentale e fisica: quel gol nato dalla forza, dall’opportunismo, dalla velocità bruciante di un attaccante che sente l’istinto della rete. Proprio ciò che ieri è mancato all’Atalanta, per la prima volta da molto tempo incapace di centrare anche solo una volta lo specchio della porta.
Per Retegui, che pure aveva vinto la gara dei numeri alla vigilia, è stata una giornata da dimenticare rapidamente: sacrificato nella manovra più lontano dalla porta, poco lucido nelle pochissime occasioni avute. L’argentino naturalizzato italiano ieri non è riuscito a interpretare la gara col giusto equilibrio tra assistenza ai compagni e necessaria cattiveria sotto porta. Al contrario, Kean ha offerto un esempio concreto di cosa significhi oggi essere decisivi, letali, protagonisti in un momento in cui il calcio italiano cerca disperatamente riferimenti chiari.
Da Firenze, dunque, esce un verdetto netto: nella sfida tutta azzurra fra i due centravanti, Kean ha scavato un solco. Per Retegui e per l’Atalanta è ora di rialzare la testa, perché se il campionato non permette più sogni tricolori, la lotta per l’Europa non farà sconti. E per restare ai vertici servono i gol, gli stessi che ieri, implacabilmente, ha fatto soltanto l’attaccante che oggi veste viola.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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