La primavera, a Bergamo, quest'anno non ha il sapore dolce delle stagioni passate. Il sogno proibito dell'Atalanta, quello scudetto a lungo inseguito e mai apertamente dichiarato per scaramanzia, si è dissolto sotto il cielo viola di Firenze. Adesso non c'è più spazio per rimpianti o alibi, ma solo la necessità di aggrapparsi a ciò che resta concreto e fondamentale per il futuro: conquistare l'accesso alla prossima Champions League.
IL TRAGUARDO CAMBIA, LA NECESSITÀ RESTA
Se in autunno l'idea di puntare alla vittoria finale sembrava audace o addirittura irrealistica - scrive Pietro Serina e approfondisce il Corriere di Bergamo -, nelle ultime settimane la squadra si è ritrovata a dover giustificare addirittura un obiettivo più concreto, quello europeo, come una mera questione economica. Ma la realtà è un'altra: arrivare tra le prime quattro non è soltanto un'opportunità di bilancio, ma una dimostrazione della maturità e della continuità di un progetto che ha portato la Dea ad essere protagonista da anni. L'obiettivo ora è stato chiarito e condiviso da tutti: nessuna distrazione, nessun personalismo.
CRISI DI GOL E IDENTITÀ
La sconfita contro la Fiorentina non è stato un semplice incidente di percorso, bensì la conferma di una difficoltà evidente: l'attacco è inceppato, tanto che per la quarta volta nelle ultime sei partite l'Atalanta non è riuscita a segnare. A Firenze, inoltre, è mancata addirittura la mira: nove tiri tentati, nessuno nello specchio della porta, un dato che non si verificava da ben sette stagioni. I cambi effettuati da Gasperini, con l'intero tridente sostituito dopo un'ora e Djimsiti improvvisato centravanti, fotografano il disagio tecnico e psicologico vissuto dalla squadra in questo delicato momento della stagione.
FRAGILITÀ E CONFUSIONE
Ma a preoccupare non sono soltanto i numeri offensivi: è bastato un solo episodio negativo (il clamoroso errore di Hien) per far crollare la sicurezza di una squadra che nel primo tempo aveva comunque ben figurato. Questo dimostra una fragilità mentale sorprendente, figlia probabilmente di un periodo tumultuoso dentro e fuori dal campo. La squadra appare distratta dalle tante voci e discussioni che circondano ambiente e giocatori, fattori che incidono negativamente sulla serenità necessaria per affrontare gli impegni cruciali delle prossime settimane.
ORA SERVONO FATTI, NON PAROLE
La svolta deve arrivare immediatamente: 5 delle ultime 8 gare si giocheranno a Bergamo, iniziando dagli scontri diretti contro Lazio e Bologna. Questo mini-ciclo determinerà le sorti di una stagione che rischia di diventare anonima o addirittura fallimentare, se la Dea non saprà ritrovare rapidamente la solidità e la determinazione che ne hanno caratterizzato le ultime annate. Adesso è il momento della chiarezza e della compattezza: società, tecnico e giocatori devono remare tutti nella stessa direzione per trasformare questo piazzamento Champions nella vera vittoria stagionale.
La Champions League non è più un obiettivo opzionale, ma una priorità assoluta: la vera misura del valore dell’Atalanta di Gasperini. Ora non è più tempo di sogni, ma di concretezza.
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