Il caso di Jannik Sinner, positivo a una minima traccia di Clostebol, ha riaperto il dibattito sulla contaminazione accidentale nelle analisi antidoping. Alberto Salomone, uno dei massimi esperti di chimica analitica e consulente in molti casi simili, incluso quello di José Luis Palomino, assolto per una vicenda analoga, ha espresso il suo parere tecnico. In questa intervista, Salomone evidenzia la necessità di un cambiamento nell’approccio antidoping, mettendo in luce le sfide che gli atleti devono affrontare quando si trovano coinvolti in casi di contaminazione.
LA CONTAMINAZIONE: UN PROBLEMA NON SOLO PER GLI ATLETI
Secondo Salomone - scrive Gazzetta.it -, il caso di Sinner è emblematico di un problema più grande: la contaminazione accidentale che può derivare da contatti casuali con sostanze proibite, come il Clostebol presente in prodotti comuni come il Trofodermin. “In questo tipo di situazioni – spiega il professore a la rosera – non si parla di uso intenzionale, ma di un’esposizione minima che può avvenire anche tramite un semplice contatto con un’altra persona”. L’esempio pratico è quello di Sinner, il cui fisioterapista, ferito, ha inavvertitamente trasmesso la sostanza all'atleta. Per Salomone, questo tipo di contaminazioni dovrebbero essere trattate diversamente.
LE ANOMALIE PROCEDURALI: PERCHÉ SUSPENDERE L’ATLETA?
Un altro punto critico riguarda il trattamento degli atleti durante le indagini. “Normalmente, un atleta rimane sospeso fino alla sentenza definitiva, ma nel caso di Sinner c’è stata un’eccezione, e ha potuto continuare a giocare nonostante la notifica del risultato positivo”, osserva Salomone. Questo ha sollevato interrogativi sulla gestione delle indagini e sull’applicazione delle norme, evidenziando la necessità di chiarezza in ambito procedurale.
CLARIFICAZIONE NECESSARIA SUL CLOSTEBOL
Salomone non si tira indietro nel sostenere che è giunto il momento di fare chiarezza sul Clostebol, una sostanza presente in prodotti di uso comune in Italia, ma che ha causato numerosi casi di positività. “Il problema è soprattutto italiano”, spiega, “il Trofodermin, che contiene Clostebol, è utilizzato per scopi medici come cicatrizzante, ma in tracce minime può far risultare positivo un atleta”. Il professore suggerisce che una soluzione potrebbe essere quella di rimuovere questa sostanza dalla lista delle proibite o di introdurre criteri più specifici per determinare la squalifica, basandosi sulle concentrazioni minime rilevate.
UN CAMBIO DI APPROCCIO PER IL FUTURO
L’esperto propone un approccio più moderno nella gestione di questi casi: “Oggi la tecnologia permette di rilevare quantità infinitesimali di sostanze nel corpo, il che aumenta il rischio di punire atleti per contaminazioni accidentali. Dovremmo utilizzare strumenti investigativi più avanzati, come i test sul capello, per distinguere tra un uso intenzionale e una semplice esposizione”. In altre parole, il criterio della “tolleranza zero” non è più adeguato alle capacità scientifiche attuali.
IL RUOLO DELL’ARBITRATO NEL CASO SINNER
La prossima fase per Sinner sarà il dibattito al Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS), dove verrà valutata l’eventuale negligenza dell’atleta. Salomone riconosce che il ruolo del collegio arbitrale sarà determinante: “La questione centrale sarà fino a che punto un atleta può essere ritenuto responsabile di controllare ogni aspetto che lo circonda, soprattutto quando si tratta di contaminazioni accidentali come in questo caso”. L’esito del processo potrebbe non solo influenzare il futuro di Sinner, ma anche aprire la strada a una revisione delle regole antidoping.
IL SIGNIFICATO DI UNA SQUALIFICA: UN MONITO O UN ERRORE?
Infine, Salomone riflette sull’impatto che avrebbe una squalifica di Sinner non solo sul giocatore, ma sul mondo dello sport: “Squalificare Sinner per una contaminazione così minima non sarebbe una vittoria contro il doping, ma piuttosto una sconfitta per lo sport. L’obiettivo dell’antidoping è garantire equità e tutelare la salute degli atleti, non penalizzare chi si trova coinvolto in situazioni che non può controllare”. Secondo l’esperto, è fondamentale che si apra una discussione più ampia sul modo in cui vengono trattati questi casi, per evitare che la giustizia sportiva si trasformi in un meccanismo eccessivamente punitivo.
UN PASSO VERSO UNA NUOVA ERA
Il caso Sinner potrebbe diventare un precedente importante nella gestione dei casi di doping legati al Clostebol. Mentre l’udienza si avvicina, Salomone spera che la decisione possa portare a una maggiore comprensione di come affrontare le contaminazioni accidentali, con l’obiettivo di creare un sistema più equo e giusto per gli atleti.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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