Non c’è dubbio che Marco Carnesecchi stia disputando una stagione straordinaria, fatta di interventi decisivi, clean sheet a raffica e di una continuità di rendimento che ha contribuito a portare l’Atalanta a un passo dal sogno scudetto. Cinquecento minuti senza subire reti rappresentano un risultato che va ben oltre l’eccellenza statistica, tanto che a Bergamo cominciano a circolare i paragoni con il grande Davide Pinato e il suo storico primato di imbattibilità, 652 minuti, risalente addirittura al 1997.
Le parate decisive dell’estremo difensore nerazzurro sono ormai un refrain settimanale: dalle straordinarie performance contro Milan e Napoli fino alle prodezze recentissime con la Juventus, Carnesecchi sta confermando di essere uno dei portieri più affidabili e completi della Serie A. E allora perché finora la porta della Nazionale è rimasta chiusa?
La risposta è semplice e amara: Gianluigi Donnarumma. Il gigante del Paris Saint-Germain, reduce dall’ennesima notte di gloria europea contro il Liverpool con due rigori parati decisivi per l’approdo dei parigini ai quarti di Champions League, resta una figura quasi inamovibile, un monolite che si staglia come una certezza assoluta davanti agli occhi di Luciano Spalletti.
L’impresa europea di Donnarumma non ha fatto altro che confermare la sua dimensione internazionale: è vero, non è più una novità, eppure ogni volta che le sue mani decidono una partita, viene ribadita un’egemonia che ricorda quella di Gianluigi Buffon. Il parallelo è inevitabile: c’è stato un periodo lunghissimo nella storia del calcio italiano in cui la presenza del numero uno bianconero, oggi dirigente, cancellava ogni possibilità di affermazione per altri ottimi interpreti del ruolo, ridotti spesso a semplici spettatori nonostante stagioni di altissimo livello.
Carnesecchi rischia di entrare nello stesso cono d’ombra: bravissimo, affidabile, probabilmente pronto per una grande occasione in azzurro, ma ancora oscurato da un fenomeno che continua a scrivere pagine memorabili. Il Ct Spalletti però ancora una volta non lo ha voluto premiare escludendolo dai convocati per i quarti di finale di Nations League contro la Germania preferendogli Meret (Napoli) e Vicario (Tottenham). Forse il commissario tecnico farebbe bene a concedere una chance al ragazzo nato calcisticamente proprio nelle giovanili atalantine: se non altro per non sprecare il momento d’oro del portiere più continuo della Serie A, prima che il rischio di una lunga attesa lo renda un eterno secondo in azzurro.
Non dimentichiamoci, però, che il tempo dei numeri e dei record a volte può essere più forte di ogni gerarchia prestabilita. E se Carnesecchi, nelle prossime giornate, riuscisse davvero ad avvicinare o addirittura a superare il record d’imbattibilità di Pinato, nemmeno Spalletti potrebbe continuare a voltarsi dall’altra parte. Sarebbe un torto, oltre che un errore. Sarebbe il momento per riconoscere ufficialmente il valore di chi, con mani solide e carattere da vendere, sta guidando l’Atalanta nella sua stagione più bella. Sarebbe il tempo di Carnesecchi, finalmente.
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