L'ex attaccante Robert Acquafresca, fresco di ritiro dal calcio giocato, è intervenuto in diretta a Stadio Aperto su TMW Radio con Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Purtroppo arriva quel momento in cui capisci che aspetti una telefonata per un progetto che non arriva. Non devi stare ad elemosinare chissà cosa, anzi ringrazio perché il calcio mi ha dato tanto. Ora mi ributterò sullo studio!".
Ha già un'idea?
"Ho preso il patentino UEFA B a Coverciano ma non mi vedo al momento allenatore, più un ruolo dirigenziale, anche osservando i ragazzi. Partire da questa base per poi provare a costruire la mia carriera".
Ha guardato all'esempio dei tanti giocatori esperti che fanno ancora la differenza in Serie A?
"Diciamo che questa scelta l'ho presa benino... Non ho voluto aspettare come se dovessi andare a rubare uno stipendio, per dignità. Ho giocato quasi sempre in Serie A nella mia carriera per fortuna, e non è giusto nemmeno prendere in giro una società, una dirigenza e dei compagni: se accetti un progetto è perché devi dare tutto. Non volevo prendere in giro nessuno".
Quale allenatore che ha avuto le ha lasciato di più?
"Dico Ballardini perché abbiamo centrato una salvezza incredibile. Con Allegri all'inizio c'era un rapporto un po' burrascoso per via dei risultati, ma è bastata un po' di pazienza e sono arrivati. Giampaolo pure l'ho avuto al Cagliari, e nonostante al Torino le cose non siano andate bene per me rimane un ottimo allenatore. Pioli, con cui ero a Bologna, sta dimostrando di essere un grande tecnico. Io però non mi ci vedo in queste vesti, appunto".
Perché non ha avuto grandi occasioni?
"Genova è la sua isola felice, e non è facile perché con un presidente vulcanico come Preziosi devi essere bravo. Ho visto la partita col Cagliari, e dopo il vantaggio, per cui ci vuole bravura, il Genoa ha fatto poco: nel 90% delle partite il gol lo prendi, loro no. Va pure a momenti... Ho un grande rapporto con il mister, mi voleva alla Lazio quando c'era lui, e fa specie che non possa mai iniziare una stagione con calma. Nel calcio poi quando ti attaccano certe etichette è dura togliersele...".
Il Cagliari ragiona troppo da grande squadra nonostante la classifica?
"Sì, dite bene. La rosa è costruita per provare a trovare l'Europa, hanno anche un grande allenatore e ora devono trovare il modo di sistemare le cose che non stanno andando come si pensava. Mi auguro, anzi ne sono sicuro, che sapranno uscirne".
Anche Giampaolo è vittima delle etichette?
"Per quello che ho visto il mister, sin dagli anni di Cagliari, ha avuto la bravura di cambiare, perché non vuol dire insicurezza ma intelligenza. Sta anche all'allenatore mettersi a disposizione dei giocatori che ha, all'inizio per esempio puntava molto sul 4-4-2. I risultati però non gli hanno dato ragione, ed è più facile finire sotto pressione".
Oggi chi sceglierebbe in Serie A come allenatore per esaltare le sue doti?
"Vedendo l'Atalanta di oggi, visti i gol che fanno, direi loro: un attaccante vorrebbe sempre avere quattro-cinque palle gol ogni partita. Io a Genova ho avuto la fortuna di essere già allenato da Gasperini, però, e visto che Simone Inzaghi mi manca, e che lo conosco bene, forse lui".
Juric e De Zerbi no?
"Con Juric eravamo compagni al Genoa e posso dire che era già allenatore in campo, anche se non credevo sarebbe riuscito ad arrivare così presto. De Zerbi sta facendo vedere un grande gioco già da prima del Sassuolo, e c'è bisogno di tecnici giovani come lui".
Juric sta bruciando le tappe?
"Sì, e all'inizio si è pure lamentato del mercato. Poi però è riuscito a migliorare il materiale a sua disposizione: in fondo anche per l'Atalanta si facevano sempre discorsi simili, con giocatori venduti a milioni di euro".
La lotta salvezza quest'anno riguarda davvero tutte queste squadre?
"Purtroppo, lo dico da tifoso cagliaritano, penso di sì. Se Benevento e Spezia continuano così rischiano di starne fuori... Il Crotone mi sembra la squadra un po' più in difficoltà, pur esprimendo un buon gioco. Poi ci sono Parma, Udinese, Cagliari, il Genoa anche se ne sta venendo fuori... Per queste non sarà facile".
L'assenza di pubblico abbassa la soglia d'attenzione dei difensori?
"Sicuramente non hai quella pressione in più. C'è chi non la sente, e chi di più: vero che giocando a porte chiuse sembra un'amichevole, ma penso che le reazioni ai fischi dei tifosi siano diverse. Tutto un po' falsato per via del Covid, ma dobbiamo conviverci".
Del Levante che ricordo ha?
"Bellissimo. A Bologna c'era Gilardino e avevo spazio limitato, mi si è presentata l'opportunità di giocare l'Europa League in Spagna. C'era Keylor Navas che non giocava, il titolare era Munua: tra me e me pensavo, cavolo, è impossibile! Era un fenomeno e si vedeva. Poi Juanfran, Martins, un buon centrocampo... Ho trovato un calcio totalmente diverso da quello italiano: mai ritiri, cene di squadra alle undici la sera, zero tattica negli allenamenti! Il calcio è bello proprio per questo, alla fine devi segnare un gol più dell'avversario".
Scamacca può esplodere?
"Le premesse sono molto buone, adesso un giovane deve essere pronto subito ma l'importante è confermarsi. Quando i difensori cominciano a conoscerti ti studiano, ma le premesse fisiche e atletiche ci sono tutte. Per me sì".
Dimarco può aspirare all'Inter?
"Se è nell'Inter è perché ha margini, e penso a Barella che sta diventando tra i migliori nel suo ruolo. Ci ho giocato al Sion dove è stato sfortunato per un infortunio al piede: ora deve essere bravo a meritarsi l'Inter e secondo me con prestazioni, e anche i gol che sono importanti, si sta guadagnando un'opportunità".
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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