L’ombra di un addio, o forse di un arrivederci, si fa sempre più concreta. Dopo nove stagioni che hanno rivoluzionato completamente l’immagine, il prestigio e la storia recente dell’Atalanta, Gian Piero Gasperini potrebbe davvero salutare Bergamo. Un’ipotesi che fino a poco tempo fa sembrava lontanissima, quasi impensabile, ma che adesso non è più tabù: il tecnico stesso, dopo la recente sconfitta contro con l’Inter, ha lasciato intravedere la possibilità di una separazione, parlando apertamente della necessità di condividere con la società progetti e ambizioni.
CONFRONTO NECESSARIO
Gasperini non è semplicemente un allenatore che passa dalla panchina nerazzurri: è stato ed è ancora il simbolo di una filosofia calcistica che ha portato la squadra bergamasca a competere con le grandi in Italia e in Europa, cambiando radicalmente i parametri con cui il club viene percepito. Ecco perché il confronto con la dirigenza, annunciato tra le righe nelle dichiarazioni post-partita, diventa fondamentale. Non si parla di soldi, non si parla di mercato, si parla di visione. Serve un’unione d’intenti, altrimenti “è giusto anche pensare di cambiare”, come ha detto chiaramente il tecnico nerazzurro.
L’IDENTITÀ SOPRA TUTTO
Il lascito di Gasperini è enorme. Non si misura solo in punti, classifiche o qualificazioni europee, ma soprattutto nell’identità ben precisa impressa in ogni gesto della squadra. Chiunque verrà scelto per il futuro, dovrà essere in grado di raccogliere questo testimone pesantissimo, senza tradire la natura di un’Atalanta diventata grande non grazie al caso, ma attraverso un calcio coraggioso, verticale, intenso e riconoscibile ovunque. Non basterà scegliere un nome qualsiasi: a Bergamo occorre un allenatore con idee, personalità e capacità di gestione del gruppo, ma soprattutto di carisma, che sappia entrare immediatamente in sintonia con una piazza oggi abituata al meglio.
IL PROFILO GIUSTO
Tre nomi stanno già girando con insistenza: Roberto Mancini, Igor Tudor e, inevitabilmente, Maurizio Sarri. Su Mancini proprio TuttoAtalanta.com aveva anticipato, in esclusiva, alcuni incontri avvenuti recentemente a Zingonia, lasciando intuire l’esistenza di un interesse concreto. Un profilo da top club e da uomo carismatico, come Gasperini, con esperienza internazionale di altissimo livello. Sarebbe un segnale fortissimo, forse il migliore per confermare che l’Atalanta vuole davvero continuare a frequentare l’elite, senza passi indietro. Tudor rappresenterebbe invece una soluzione intrigante, moderna, un calcio europeo che si avvicina al solco gasperiniano, seppure con meno certezze sul lungo periodo. Sarri è forse il nome più romantico, quello che più farebbe sognare gli appassionati di bel gioco, ma è anche una scelta complicata, con esigenze precise in termini di mercato e struttura.
L’IDENTITÀ PRIMA DI TUTTO
La decisione che verrà presa dovrà essere innanzitutto chiara. L’Atalanta non può permettersi di sbagliare questa scelta perché non si tratta solo di sostituire un allenatore, ma di preservare l’identità di una città che in Gasperini si riconosce totalmente. E lui stesso, emozionato e riconoscente verso la piazza bergamasca, ha ribadito con forza quanto abbia ricevuto dal popolo atalantino: “Loro dicono che io ho dato tanto, ma è niente rispetto a quello che Bergamo ha dato a me”. Non parole di circostanza, ma il manifesto di un legame unico, che nessun contratto o rinnovo potrà mai replicare facilmente.
IL PESO DELLA STORIA
Ecco perché la decisione sarà fondamentale: chiunque venga scelto dovrà essere pronto a raccogliere questa pesante eredità, senza farla sembrare un obbligo, ma con la naturalezza e la convinzione necessaria per convincere una piazza ormai abituata a volare alto.
Bergamo è pronta, il futuro non è mai stato così importante.
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