Gol, presenze e duttilità: Mario è più di un giocatore, è un patrimonio nerazzurro. Ora serve blindarlo. Mario Pasalic non è un semplice giocatore, non lo è mai stato. È una di quelle figure rare che attraversano i decenni lasciando un segno profondo, incarnando lo spirito di una squadra e di un’intera città. A Bergamo, Mario è questo: il simbolo di un'Atalanta che ha saputo stupire e crescere, diventando grande anche grazie ai suoi gol, alla sua capacità di adattarsi e reinventarsi continuamente. Un centrocampista che segna come una punta, ma corre e lotta come un gregario, giocando bene ovunque lo metta Gasperini.

Non sorprende che oggi Pasalic sia il croato con più reti nella storia della Serie A, davanti a giocatori del calibro di Perisic e Kalinic, né che sia entrato stabilmente nella top 10 per presenze di sempre con la maglia della Dea. Numeri importanti, certificazioni di un valore che va oltre la tecnica: Mario è un leader silenzioso, un giocatore indispensabile perché capace di interpretare alla perfezione ciò che chiede la partita. Che sia da mezzala, trequartista, o persino mediano puro, l'ex Chelsea risponde sempre presente.

Eppure il futuro non è ancora scritto: il contratto scade il 30 giugno, e la trattativa per il rinnovo va avanti da mesi senza una conclusione definitiva. L'Atalanta non può permettersi di esitare. Trattenere Pasalic significa preservare l'identità costruita negli anni, custodire un patrimonio umano prima ancora che tecnico. Bergamo gli vuole bene, e lui ha sempre ricambiato sul campo e fuori.

Non è una questione soltanto di soldi o durata contrattuale, ma di rispetto reciproco e lungimiranza. L'Atalanta deve tenersi stretta Mario Pasalic, l'uomo che, partita dopo partita, record dopo record, ha fatto la storia recente di questa squadra. Perdere lui significherebbe perdere un pezzo d’anima, ed è un rischio che nessuno a Bergamo può e deve correre.

Sezione: Copertina / Data: Dom 23 marzo 2025 alle 19:34
Autore: Lorenzo Casalino / Twitter: @lorenzocasalino
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