Alejandro “Papu” Gomez, ex capitano dell’Atalanta e fresco campione del mondo con l’Argentina, si trova a un momento cruciale della sua carriera. Dopo la squalifica di due anni per una controversa vicenda legata al doping, il trequartista si sta allenando con il Renate, squadra di Serie C, presso il Campo Sportivo Pietro Rossini di Briosco. L’argentino, che non ha mai smesso di sognare un ritorno al calcio giocato, racconta ai microfoni di Telelombardia i momenti più significativi della sua carriera, il legame speciale con Bergamo e il desiderio di chiudere in campo una carriera straordinaria. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com
Papu, come mai hai scelto di allenarti con il Renate?
“Dopo il primo anno di squalifica non potevo allenarmi con una squadra ufficiale, ma avevo bisogno di ritrovare il ritmo. Grazie alla disponibilità del Renate, del presidente e dell’allenatore, ho avuto l’opportunità di lavorare con la loro prima squadra. Sono grato per questa possibilità e mi sento meglio giorno dopo giorno.”
Come stai affrontando questo periodo lontano dai riflettori?
“Non è facile, lo ammetto. Allenarsi da soli non è lo stesso che farlo con un gruppo. Questo periodo mi ha insegnato tanto, soprattutto a livello personale. Il mio obiettivo è tornare a giocare e chiudere la carriera sul campo, da protagonista. Non posso accettare di lasciare il calcio in questo modo.”
Il legame con Bergamo e l’Atalanta è ancora così forte?
“Bergamo sarà sempre casa mia. Vivo ancora lì con la mia famiglia e ogni volta che passo davanti al Gewiss Stadium mi tornano in mente tutti i momenti vissuti con la maglia nerazzurra. Ho cercato di rappresentare lo spirito bergamasco in campo: lottare, non mollare mai. I tifosi mi hanno sempre fatto sentire il loro affetto, ed è qualcosa che porto nel cuore.”
C’è un momento della tua carriera a Bergamo che ricordi con particolare emozione?
“Il periodo del Covid è stato il più difficile, ma anche il più intenso dal punto di vista emotivo. La città soffriva e noi giocavamo per regalare un sorriso a un’intera comunità. Quella stagione ci ha uniti come mai prima e ha lasciato un segno indelebile.”
Quindi possiamo dire che Gasperini occupa un posto speciale nei tuoi ricordi? Ne parli sempre con grande rispetto.
"Sì, assolutamente. Per me è stato il miglior allenatore che ho avuto in carriera. Mi ha cambiato la vita calcistica, insegnandomi tantissime cose. Stare con lui è stato come frequentare l'università del calcio. È normale considerarlo quasi un padre calcistico, al 100%. E come accade tra genitori e figli, è normale che ci siano stati momenti di tensione. Dopo cinque anni insieme, con tutto lo stress, le partite e gli allenamenti, è inevitabile che si litighi ogni tanto. Ma senza dubbio, è stata la persona più importante della mia carriera."
E l’addio all’Atalanta? Come lo ricordi?
“È stato un momento triste e strano. Uscivamo dal periodo Covid, non c’era la possibilità di salutare i tifosi come avrei voluto. Purtroppo, il rapporto con Gasperini era arrivato a un punto di rottura, e ho deciso di cambiare aria. Nonostante tutto, porterò sempre con me i ricordi e l’affetto di quella piazza.”
Provi nostalgia per il tuo passato in nerazzurro? Ti capita di sentire ancora i tuoi ex compagni?
"Sì, certo, un po' di nostalgia c'è. Vivo ancora a Bergamo e ogni giorno, portando mio figlio a scuola, passo davanti allo stadio. È stato la mia casa, e inevitabilmente ogni volta riaffiorano i ricordi. Per quanto riguarda i miei ex compagni, sì, ogni tanto mi capita di sentire qualcuno. Ad esempio, mi tengo in contatto con Pasalic. Però adesso la squadra è molto cambiata, molti dei miei vecchi compagni non ci sono più. Mi fa piacere vedere che Marten de Roon è diventato cittadino onorario, lo merita davvero."
Guardando l’Atalanta oggi, pensi possa puntare allo scudetto?
“Assolutamente sì. Questa Atalanta è cresciuta tantissimo. Quando sono arrivato si lottava per la salvezza, oggi è una delle squadre più forti in Italia. Il merito è della società e di Gasperini, che hanno trasformato il club in una realtà ambiziosa.”
Secondo te, c'è qualcuno nell'Atalanta di oggi che può essere considerato più importante di te ai tuoi tempi?
"Oggi credo che Lookman sia davvero straordinario. Sta facendo cose incredibili, e attualmente è uno dei migliori tre giocatori del campionato. Non so se si possa dire che mi superi, siamo diversi: lui è un giocatore che segna più gol di me, mentre il Papu del 2016, che giocava più vicino all'area, forse gli somigliava un po' di più. Però, fisicamente e come caratteristiche, siamo molto differenti. Oggi Lookman è un elemento che fa la differenza per questa Atalanta. Si prende la squadra sulle spalle, e senza di lui sarebbe davvero tutto più difficile."
La squalifica per doping è stata un duro colpo per te. Cosa pensi di tutta questa vicenda e come la stai affrontando?
"Devo ammettere che è stato un errore, un incidente domestico, ma non posso accettare di dover scontare due anni di squalifica per una cosa così banale. È un tema delicato, ma sono convinto che il sistema antidoping sia completamente sbagliato, anche se questo è un discorso a parte. Dopo vent'anni di carriera, in cui ho dato tutto per diventare un professionista, è davvero ingiusto dover smettere di giocare per una sciocchezza del genere. È stato un colpo durissimo. Per questo voglio tornare: voglio giocare ancora, perché il campo è ciò che mi rende felice. Voglio decidere io quando smettere, non lasciare che siano gli altri a farlo per me."
Tra 10 anni, dove vedremo Alejandro Gomez?
“Non lo so con certezza. Allenatore? Non credo. Mi piacerebbe lavorare con i giovani, magari come procuratore o in un settore giovanile. Ma una cosa è certa: voglio restare vicino al calcio, perché è la mia vita.”
Se avessi potuto scegliere di giocare in un grande club durante la tua carriera, quale avresti scelto?
"Senza dubbio il Napoli. È un sogno che abbiamo un po' tutti noi argentini, per il legame speciale che ci unisce a Maradona e alla storia che ha scritto lì. Diego è una figura iconica per il nostro Paese, e il Napoli rappresenta una parte importante della sua eredità. Questo affetto per il club lo abbiamo coltivato fin da piccoli. Certo, c'è sempre tempo nella vita, ma credo che ormai sia difficile. Tuttavia, l'amore per il Napoli rimane."
L’intervista con il Papu Gomez ci restituisce l’immagine di un campione che ha vissuto tutto, dalle gioie del trionfo mondiale ai momenti più difficili. Il suo legame con Bergamo e l’Atalanta rimane saldo, così come il desiderio di chiudere la carriera da protagonista. Non sappiamo dove lo porterà il futuro, ma una cosa è certa: il Papu non smetterà mai di sognare e di ispirare chiunque abbia il privilegio di incontrarlo.
© Riproduzione riservata
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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