Un gol nel finale di gara inutile ai fini del risultato col Sassuolo, ma importante per rompere il ghiaccio e trovare il primo centro stagionale, il primo in assoluto con la Primavera. “Mi sono tolto questa soddisfazione, un gol che aspettavo da tempo, ma prima di tutto c’è il dispiacere per la sconfitta: dobbiamo cercare di continuare a lavorare come stiamo facendo per non lasciare punti per strada, a cominciare dalla partita di domenica contro una squadra forte come il Milan”.
Alberto Manzoni da ormai qualche anno studia da tuttocampista: “Sono cresciuto ammirando il Papu Gomez, ora guardo soprattutto Éderson e Koopmeiners, cercando di rubarne i segreti. E pensare che da piccolo invece tutti i bambini che incontravo, mi chiedevano se fossi figlio di Denis perché giocavo di punta e magari gli assomigliavo un po’ (ride, ndr). Ai tempi andavo anche a fare il raccattapalle allo stadio e una volta ero proprio accanto a suo figlio: dopo un gol è venuto ad abbracciarlo, è stata una grande emozione. Mi ricordo quell’atmosfera che si respirava allo stadio, l’obiettivo è riuscire un giorno a viverla da giocatore”.
“Essendo nato attaccante – continua Alberto – ho sempre avuto un legame particolare con il gol. Poi all’Atalanta sono stato spostato sull’esterno d’attacco e a 15 anni, dopo l’anno di prestito alla Giana, ho cominciato a giocare stabilmente come trequartista o mezzala. L’anno scorso ho segnato 12 gol in U18 ed è stata la mia stagione migliore dal punto di vista realizzativo. Ma la soddisfazione più grande è stata finire l’anno con la Primavera e aver contribuito alla salvezza: quello è stato il momento più intenso ed emozionante che ho vissuto fin qui nella mia carriera e che non scorderò mai”.
Nato a Treviglio ma cresciuto a Cassano d’Adda, a una ventina di minuti dal Centro Bortolotti, Alberto ha già vissuto anche un’esperienza all’estero. “Dai 5 ai 9 anni la mia famiglia si è trasferita in Francia per motivi di lavoro di mio papà Claudio ed è stata un’esperienza molto formativa per me: a parte la lingua, ho imparato una nuova cultura. Poi siamo tornati in Italia sempre per lavoro e nel 2014 mi ha preso subito l’Atalanta: mi ricordo ancora l’emozione e la felicità dei primi giorni”.
Il pallone a casa Manzoni non è mai mancato: “Io sono il secondo di quattro fratelli, tutti maschi. E tutti giochiamo a calcio. Il più grande Matteo, 20 anni, è andato a studiare negli Stati Uniti e gioca nella squadra universitaria: con lui ho tirato i primi calci a un pallone ed è sempre stato una fonte di ispirazione per me, con la sua determinazione mi ha trasmesso la mentalità necessaria per affrontare la vita calcistica. Poi c’è Francesco che ha 15 anni e gioca nella Giana, e infine Leonardo, il più piccolo che ha 4 anni e ha cominciato il mese scorso nella squadra del paese”.
Nessun hobby particolare, solo un po’ di buona musica prima di entrare in campo: “Preferisco canzoni con un ritmo più lento e tranquillo, che mi rilassano prima della partita, per alleviare un po’ la tensione e poi entrare in campo determinato. Genere reggaeton per intenderci: la mia preferita è “Baila Baila Baila” di Ozuna che mi evoca uno stile di gioco piacevole”.
Infine l’obiettivo non secondario di terminare bene gli studi: “Mia mamma Lisa tiene tantissimo all’aspetto scolastico, anche adesso sta attenta che non faccia troppe assenze. Quest’anno avrò la maturità, frequento il liceo linguistico: parlo bene francese e spagnolo, faccio un po’ più di fatica con l’inglese. A scuola vado bene, l’anno scorso ho anche avuto la soddisfazione di vincere il premio Brembo*. Penso che per mia mamma sia il trofeo calcistico più importante tra quelli che ho portato a casa: ne ho tanti in camera ma il premio Brembo è l’unico che si trova in bella vista in salotto”.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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