Non è difficile immaginare il tipo di atmosfera che si sta vivendo dentro l'Inter.
Il mese spartiacque sta finalmente arrivando.
Da una parte euforia e orgoglio, specie considerando quello che sta accadendo alle rivali storiche, dall’altra l’inevitabile timore di non riuscire ad afferrare nemmeno un titolo.
L’evocazione del triplete è fuorviante. E’ più facile che accada il contrario ma vale per chiunque si sia trovato nella storia di fronte a questa possibilità.
La stessa Inter del 2010 ne è una dimostrazione lampante. La squadra di Mourinho in due momenti diversi della stagione era quasi stata eliminata nel girone di Champions e in Campionato era stata superata dalla Roma. In questi casi ci vogliono delle circostanze anche fortunate. Dettagli, si ma anche un po' di fortuna. E quell’Inter ne ottenne a sufficienza per conquistare tutto quello che era possibile.
Campionato, Champions League e Coppa Italia oggi hanno tre diversi coefficienti di difficoltà e c’è una partecipazione dicotomica dell’ambiente verso il momento decisivo che si sta approssimando.
Partiamo dal campionato che vede l'Inter in vantaggio di tre punti sul Napoli secondo in classifica.
Il vantaggio è quello di avere già superato in classifica i rivali e aumentato il distacco. La squadra sembra, ripeto sembra, essere entrata in forma e nonostante l'alto numero di impegni ha una rosa abituata ad essere sollecitata per intero, dal portiere agli attaccanti, nonostante il rendimento non sempre entusiasmante.
L'Inter è abituata da diversi anni a lottare per lo scudetto e Simone Inzaghi è cresciuto molto rispetto alla prima stagione. Lo svantaggio evidente è quello di dover affrontare così tante partite dal peso emotivo incredibilmente alto.
Il doppio derby e la sfida al Bayern sottrarranno sicuramente tante energie nervose alla squadra. Due esempi vengono dal derby dell'andata, quando l'Inter aveva affrontato il Manchester City pochi giorni prima, pagando duramente. lo scotto con una prestazione priva di energia elettrica o quando aveva affrontato il Napoli pochi giorni dopo aver vinto con l'Arsenel, pur con tanti cambi nella formazione titolare.
Si tratta di capire se i giocatori hanno la benzina mentale sufficiente per poter reggere l'obbligo di provare a vincerle tutte.
La sensazione è che qualche infortunio o squalifica, più l'inevitabile e umaniissima stanchezza sarà il vero nemico.
Diversamente l'Inter avrebbe già le mani sullo scudetto.
Per quanto riguarda la Champions i due infortuni di Alphonso Davies e Upamecano pesano nell'economia del gioco bavarese ma anche l'Inter ha problemi con Dumfries.
La squadra di Kompany ha una rosa ricca e completa.
È una sfida senza favoriti, anche se il Bayern non ha di mezzo una coppa (eliminati dal Leverkusen mesi fa) e molto dipenderà da eventualialtri infortuni e i famosi dettagli di cui parlava Mourinho. Non è dunque una partita pronosticabile, al netto di eventuali certezze intime sull'esito. La vera discriminante a sfavore dell'Inter è l'assenza di rigoristi. L'idea di andare ai calci di rigore contro qualunque avversario trasferisce il pensiero allo scorso anno con l'Atletico e ai tanti penalty falliti da quasi tutti gli “specialisti”. E' un vero problema che non sembra avere una soluzione immediata. Semplicemente è un fondamentale che questa squadra non possiede.
Il tema rigori si ripropone anche in Coppa Italia. Con il Milan è evidente che non potrà essere in campo la migliore Inter per scelte di formazione. Per questo almeno l'approccio dovrà essere molto diverso dai tre derby giocati quest'anno.
Le tre partite dimostrano che l'Inter quest'anno patisce il derby e le caratteristiche di una squadra che ha cambiato tecnico e sparigliato le carte, mandando in confusione il piano partita.
Anche le prossime due partite coi rossoneri avranno interferenze e situazioni che non si potranno controllare. Se l'Inter avrà fatto tesoro di quello che è successo nelle altre tre occasioni non andrà a sbattere contro un muro auto generato.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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