Non servono trofei per diventare leggenda. E non è necessario indossare una fascia da capitano per essere guida, riferimento, punto fermo. A volte basta esserci, con discrezione, presenza, cuore. Graziano Fiorita era tutto questo, e anche di più. Il Lecce, il calcio italiano, e chiunque abbia incrociato il suo cammino - secondo quanto ne testimoniano le persone più care a lui -, oggi lo piangono come si piange uno di famiglia. Perché Graziano era famiglia, per ogni calciatore che ha indossato la maglia giallorossa negli ultimi vent’anni.

IL CORDOGLIO DI UN MONDO INTERO
La notizia della sua scomparsa, improvvisa, nel ritiro di Coccaglio alla vigilia di Atalanta-Lecce (che si recupererà domenica sera alle 20,45) , è stata un colpo al cuore per tutti. Così forte da fermare persino il calcio: la gara è stata rinviata, com’era giusto e inevitabile che fosse. Perché quando cade uno degli uomini che ha dato tanto senza mai pretendere nulla, si fermano le gambe, si gelano i pensieri, e si lascia spazio solo alla commozione.

I messaggi che hanno inondato i Social non sono retorica di circostanza. Sono l’abbraccio vero di generazioni di calciatori che hanno trovato in Graziano non solo un fisioterapista, ma un fratello maggiore, una figura paterna, un confidente. Da Roberto Piccoli a Graziano Pellè, da Chevanton a Strefezza, da Falcone a Hjulmand: chi ha vissuto il Lecce, ha amato Graziano. E ora lo piange.

UN UOMO, UN SIMBOLO
Entrato nel club nel 1999, seguendo le orme del padre Fernando – anch’egli storico massaggiatore del Lecce – Graziano è diventato il volto silenzioso di ogni promozione e di ogni caduta. Sempre lì, accanto a chi doveva tornare a correre, sempre pronto a stringere una mano, a trovare la parola giusta. Come quella volta a Frosinone, quando evitò un linciaggio dopo una rissa furibonda in campo. O come nel 2019, quando fu il primo a soccorrere Manuel Scavone, salvandogli la vita con un intervento tanto tempestivo quanto lucido.

LA DEDIZIONE DI UNA VITA
Nella sua lunga carriera - ripercorre Fanpage.it -  ha visto passare centinaia di giocatori. Li ha visti esordire, li ha visti infortunarsi, tornare, lottare. Li ha seguiti da vicino in ogni momento, anche quando le luci si spegnevano e restavano solo il dolore e il dubbio. Lo ha fatto per amore, per passione, perché era il suo mondo. Quel mondo che ora, all’improvviso, lo ha perso.

UN VUOTO CHE NON SI COLMA
Lascia la moglie Azzurra, i figli Carolina, Davide, Nicolò e Riccardo. Una famiglia che era parte integrante del suo cammino, come lo era stata sua madre Francesca, vedova di quel Fernando cui Graziano si è sempre ispirato. In quelle stanze dello spogliatoio, negli sguardi dei ragazzi, nel silenzio delle attese prepartita, resterà per sempre il ricordo di un uomo che ha fatto del "dietro le quinte" una scena principale. Senza volerlo, ma con naturalezza.

UN GRAZIE CHE NON BASTA
“Mostro”, lo chiamava affettuosamente Chevanton. Un soprannome che, paradossalmente, rende omaggio alla sua umanità smisurata. Graziano Fiorita era uno di quelli che il calcio lo amava davvero, nella sua forma più pura. E oggi, quel calcio si ferma, lo ricorda, lo onora.

Perché il Lecce ha perso un simbolo. Ma la sua eredità resterà tra le fasce elastiche e i massaggi, tra le panchine e i campi. Tra le mani che curano e i sorrisi che salvano. Per sempre.

Ciao Graziano, prenditi cura del tuo Lecce da lassù.

Sezione: Primo Piano / Data: Gio 24 aprile 2025 alle 17:11
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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