L’Atalanta ha ritrovato il passo delle grandi imprese. Lo dicono i numeri, lo dicono soprattutto le prestazioni. Sei punti contro Bologna e Milan, zero gol subiti, e quel terzo posto in classifica blindato ormai da venticinque giornate consecutive. Sembrano lontani anni luce i dubbi di febbraio e marzo, mesi che hanno spezzato il sogno scudetto. Ma dietro questa ritrovata brillantezza aleggia un’ombra che turba il cielo sereno sopra Bergamo: quella di Gian Piero Gasperini.
Perché il tecnico che ha rivoluzionato la Dea, trasformandola in una splendida realtà europea, appare sempre più lontano dal futuro nerazzurro. Nonostante la Champions League sia ormai vicinissima e nonostante le dichiarazioni ufficiali raccontino di una concentrazione totale sul presente, le sue parole pesano come pietre: "Ora dobbiamo centrare la Champions, è l'unica cosa che conta", ha detto Gasperini, per poi aggiungere enigmaticamente, quasi come fosse già altrove con la testa: "L’Atalanta è cresciuta tanto, la proprietà è cambiata, è giusto che anche il percorso cambi".
E allora, l’ipotesi di un addio, impensabile solo fino a pochi mesi fa, si fa concreta, quasi inevitabile. Gasperini ha segnato la storia della Dea, cinque qualificazioni Champions in sette stagioni non possono essere liquidate come ordinaria amministrazione. Bergamo deve tantissimo al tecnico piemontese, artefice di una squadra riconoscibile, moderna e internazionale, capace di riempire le trasferte europee con migliaia di tifosi festanti.
Ma il calcio vive di cicli, lo insegna la storia. Gasperini lo sa bene, e forse per questo preferisce salutare da vincente, al culmine di un percorso straordinario, invece che trascinarsi verso una fisiologica parabola discendente. Le sue frasi sono un segnale preciso, più di mille dichiarazioni ufficiali della società, che al momento tace o si limita a sorrisi di circostanza, come quello del presidente Percassi ("Mi auguro resti ancora con noi"). Parole che somigliano più a una speranza che a una reale convinzione.
Nel frattempo, si sussurra il nome di Sarri, qualcuno parla di Italiano. Ma sono ipotesi premature, fragili, quasi timide e c'è da dire con certezza che raccogliere il testimone di Gasp non sarà certamente facile.
E allora è tempo di una riflessione sincera. Perché l’Atalanta ha bisogno di chiarezza. Gasperini merita di uscire di scena con tutti gli onori, se davvero ha deciso che il suo ciclo a Bergamo è finito. La Champions sarà il suo ultimo grande regalo, quello che i tifosi devono celebrare con gioia, ma anche con la consapevolezza che il futuro porterà inevitabilmente altre facce, altre sfide e nuovi protagonisti. È il prezzo del successo, la naturale evoluzione di una favola che resta bellissima, anche se inevitabilmente destinata a cambiare.
Prepariamoci dunque a godere di queste ultime settimane della Dea di Gasperini, sapendo che il domani, qualunque esso sia, avrà radici solide, profonde e vincenti. Ma anche che l’orizzonte, ora, sembra inevitabilmente destinato a separare le strade di Bergamo e del suo condottiero più amato.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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