La storia di una squadra, l’orgoglio di una città, e la magia di una notte di calcio che entra direttamente nella leggenda. Tutto questo è racchiuso in «Atalanta, una vita da Dea», il docu-film firmato da Officina Comunicazione e diretto da Beppe Manzi, al cinema dal 14 al 20 aprile. Nicola Salvi, amministratore della casa di produzione, ripercorre la nascita e lo sviluppo di un progetto destinato a fissare nella memoria l’incredibile percorso della Dea verso il trionfo europeo di Dublino.

L'IDEA NATA IN UNA NOTTE MAGICA
«Era il 9 maggio 2024, semifinale di Europa League contro il Marsiglia, minuto 94. Dopo il terzo gol, ci siamo guardati in faccia e abbiamo capito che quella storia andava raccontata», spiega a L'Eco di Bergamo Nicola Salvi. È proprio in quell’istante che è scattata la scintilla definitiva: l'Atalanta stava scrivendo una pagina indimenticabile della propria storia, e Officina Comunicazione non poteva restare spettatrice passiva. «Quella notte al Gewiss mi ha riportato bambino, quando ero allo stadio con mio padre nella semifinale contro il Malines. Ho sentito subito che questa volta il finale sarebbe stato diverso».

BERGAMO, ROMA E IL TRIONFO DI DUBLINO
Da lì in poi, la macchina produttiva si è messa rapidamente in moto. Prima le riprese della gente in festa a Bergamo, poi Roma e infine la finalissima di Dublino. Un successo clamoroso che ha segnato il momento più alto della storia del club bergamasco. «È stato a Dublino che abbiamo realmente capito cosa avremmo voluto raccontare. Quel trionfo era il coronamento di un lungo percorso: ricordo ancora lo stupore di Scamacca davanti all’enorme folla bergamasca e lo sguardo commosso del presidente Percassi e del mister Gasperini. Quei momenti rappresentano tutto ciò che è stato costruito in questi anni di lavoro».

IL DIETRO LE QUINTE DI UN GRANDE RACCONTO
Una delle scelte più delicate è stata quella di fermare la narrazione alla vittoria europea, rinunciando a raccontare l’ulteriore sfida della Supercoppa contro il Real Madrid a Varsavia. «Abbiamo riflettuto molto, ma alla fine abbiamo preferito concentrarci solo sull’impresa di Dublino, perché sarebbe stato complicato aprire un altro capitolo narrativo senza il tempo necessario per svilupparlo. Abbiamo preferito guardare al futuro, chiudendo il film con l’inaugurazione del nuovo stadio».

UNA PRODUZIONE CORALE
Il progetto è stato frutto di un lavoro corale tra Officina Comunicazione, Oki Doki Film e la stessa Atalanta, che ha subito creduto fortemente nell'idea. «Non capita spesso che le case di produzione lavorino così in sinergia. Ogni fase è stata condivisa, dalla scrittura di Manzi e Massimo Vavassori al montaggio di Luca Previtali. È stato davvero un lavoro di squadra, come l’Atalanta stessa insegna».

TRA REALTÀ E CINEMA
Dal punto di vista stilistico, il film si ispira a produzioni internazionali di grande successo, come la celebre docuserie «Sunderland ’til I die». «Abbiamo preso spunto anche dai documentari recenti su Napoli, Inter e Genoa. Il nostro obiettivo era raccontare qualcosa di speciale, sfruttando una tecnologia cinematografica che funzionasse prima nelle sale e poi in tv, grazie anche al sostegno di Rai Com e Nexo Studios».

L’IDENTITÀ BERGAMASCA COME CUORE DEL FILM
Ma per Salvi il cuore vero della narrazione è un altro: l’identità bergamasca, quel senso di appartenenza unico e profondo che lega la squadra alla sua città. «Abbiamo cercato di restituire tutto l’orgoglio della nostra gente, di far conoscere Bergamo e il suo tessuto umano e sociale. Non è stato semplice mantenere il giusto equilibrio emotivo, soprattutto per me che sono tifoso da sempre, ma credo che alla fine ci siamo riusciti».

Il film sarà un successo? Nicola Salvi è chiaro: «Se porterà tanta gente nelle sale ne saremo felici, ma il vero obiettivo è che l’Atalanta e Bergamo arrivino anche a chi non li conosce ancora. Solo così avremo davvero vinto la nostra partita più importante».

Sezione: Rassegna Stampa / Data: Sab 12 aprile 2025 alle 20:15
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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